Non sono nessuno, ma a me il Mam’s piace
|Sassoferrato – MAM’S, ossia Mondo Arte Marche Salvi è la Galleria Civica d’Arte Contemporanea Giovan Battista Salvi ma in realtà è la Galleria dei sassoferratesi. Perché è lo spazio museale che ospita in modo permanente le opere collezionate dalla Rassegna d’Arte Internazionale/Premio G.B. Salvi. Mostra seconda solo alla biennale di Venezia per longevità. Poi il fatto stesso che la nuova galleria è collocata al primo piano degli Scalzi, palazzo settecentesco, perno monumentale di una delle piazze più importante del paese, tolto per troppi anni alla collettività, dovrebbe ricavare al Mam’s un posto speciale nel cuore della nostra comunità.
In ogni caso, inaugurato nel 2014, il MAM’S ha le carte giuste per imporsi come meta culturale fosse solo per una questione di numeri. Dopo tutto attinge ad una ricca collezione di più di 4000 opere e ne espone quasi ottocento, in dodici sale. Curata dallo Studio Mjras di Urbino, guidato da Silvia Cuppini, dall’architetto Roberto Bua e dal grafico Joan Martos, la galleria offre un’interessante panoramica di opere ma soprattutto lascia piena libertà d’interpretazione al visitatore. Il che gli da una dimensione non banale perché gioca sulle tematiche per catturare i profani e la cronologia per attirare intenditori. Scelte che hanno sollevato polemiche e critiche difficili però da condividere.
Il perché è molto semplice. Gli specialisti la criticano soprattutto per la saturazione delle sue opere. Ed è vero. In ogni sala, le opere sfiorano i pavimenti e, a volte, i soffitti . Il che mi fa pensare a quelle classiche pinacoteche francesi con la differenza che il MAM’S declina opere contemporanea. Il che rende la galleria innovativa e sorprendente.
Sorprende perché non è il solito spazio dedicato all’arte contemporanea e non sviscera la ricchissima collezione in un modo banalmente codificato ma con un sistema, di doppia lettura, così intelligente da rendere protagonista ogni visitatore purché sia disposto a lasciarsi prendere per mano. A prendere il tempo di leggere le didascalie e lasciare guidare il suo occhio nei meandri dei dettagli. Ogni parete è una piccola mostra dedicata ad un tema supportato graficamente da un occhio “saccente” che riflette frasi d’importanti di maestri dell’Arte. Parete in movimento perché nel tempo le opere cambiano. Ma quello che mi seduce è la scelta di rendere visibile l’invisibile, di rendere pubblico parte del deposito con pareti che chi visita è libero di aprire e dove le opere sono poste in un ordine cronologico. Ed è questo senso di libertà che rende speciale questo spazio dedicato all’arte contemporanea. Una libertà nel vedere e nel leggere le opere e soprattutto nell’interpretare l’intensità con la quale tanti artisti, nel tempo, con foto, pitture, disegni, sculture, installazioni hanno sentito di dover interpretare le stesse tematiche.
Ed ecco il perché riesce a far emergere l’eterna giovinezza e la dinamicità di una rassegna tra le più longeve d’Italia, crocevia di correnti e punto d’incontro ricercato da affermati artisti venuti da ogni dove.
Questo è quello che penso, da profana, il che mi dovrebbe dare una marcia in più nei confronti degli specialisti: dopo tutto la galleria non è stata studiata per avvicinare l’uomo comune all’Arte Contemporanea? E nel mio caso, sembra proprio che ci sia riuscita. Quanto all’altra sfida, quella di trascinare verso il MAM’S visitatori ed escursionisti, questo è un altro problema. Compete ai professionisti del turismo. Anzi del marketing territoriale, e lo si vedrà nel piano promozionale delle Rassegne Salvi, nelle sue politiche e nel suo budget. E questo è tutta un’altra storia.
Véronique Angeletti