“Il sentiero dimenticato” il libro che svela un Catria da non dimenticare
Serra Sant’Abbondio – Nei fatti è un racconto. La storia di uomini rudi che sfruttavano e custodivano con senno e giudizio il Monte Catria. Nella sostanza però sa di saggio e di manuale perché narra di gente cresciuta con l’osservare, istruita dalla natura ed elenca usi e costumi soffermandosi sull’anima del legno degli alberi che diventano attrezzi e danno sapori al pane. È questo e molto altro “Il sentiero dimenticato”, il libro scritto dal serrano Emiliano Catena per l’editore foggiano Enter. Centrotrenta pagine distribuite in venti momenti che risvegliano le memorie di una dorsale dell’Appennino centrale che di recente si presenta unita nelle similitudini del quotidiano ma per fortuna continua a sfoggiare le sue unicità e ad ostentare una vita da “separati in casa”, come dimostrato dai vari usi civici che regolano la Comunanza agraria di Serra, l’Università degli Uomini Originari di Frontone o quelle di Chiaserna e Cantiano.
Presentato ad un folto pubblico all’ombra di un vicolo nel suggestivo borgo medievale di SSAbbondio, su iniziativa della libreria Diamantini, a Ferragosto, il libro non fa mistero della sua chiave di lettura. In fondo insegue il calendario dei lavori sulla montagna, prima dei boscaioli e dei taglialegna, poi dei carbonai ed infine dei contadini e dei pastori. Accumula storie che, ognuna a modo suo, evidenziano lo strappo tra il buon senso spontaneo e profondo di una volta e la costruita superficiale coscienza ecologica odierna. Parla di una vita fatta di sacrifici, di stenti, di una miseria vissuta però con grande dignità e sempre nel pieno rispetto della montagna poiché patrimonio delle generazioni future come si vede nei paesaggi che conosciamo.
Un libro bello nella sua scrittura e semplice nel suo intento: quello di essere un grido, un richiamo per tutti gli indifferenti. Tuttavia complesso nei suoi risvolti perché non è la somma banale di varie testimonianze ma accende sprazzi di memorie, di modi di dire e di fare e funge da malta per i ricordi. Perché se non siamo in tanti ad essere figli di questo monte che fa da cerniera tra le Marche e l’Umbria siamo tuttavia in molti ad esserne i nipoti se non, quasi tutti, i pronipoti di terre similari.
Véronique Angeletti@civetta.tv