La galleria dimenticata…
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Il Parco Archeominerario ha beneficiato di un carico immenso di buona volontà. Quella politica del Comune di Sassoferrato e dell’Ente Parco. Quella del personale dell’ufficio tecnico comunale. Quello dell’architetto della Soprintendenza delle Belle Arti e del Paesaggio delle Marche. Ma anche di chi, sul sito, per giorni, ha portato a termine quest’importante lavoro di restauro e risanamento conservativo. Operazioni complesse, difficili, che dovevano garantire l’integrità materiale del bene architettonico e trasmettere i suoi valori culturali. Un lavoro però che, nel caso di Cabernardi, ha avuto un carico emozionale ancora più forte. Innanzitutto perché chi lavorava al sito come l’impresa Ilari, una ditta di Cabernardi in cui molti degli operai erano legati al paese a doppio filo. E poi perché il Parco ha da subito riservato una valanga di sorprese. Già nel vedere riaffiorare sotto la folta vegetazione i manufatti con le mura ancora salde era inatteso. Come inatteso era ritrovare mattoni numerati, creati appositamente per incastrarsi l’uno l’altro, per speciali pertinenze. Ma è il vedere i colpi di picconi nella pietra. il leggere i solchi delle ruote dei vagoni, il toccare gli scoli scavati dal calore dell’oro giallo fuso che hanno fatto di questo lungo lavoro qualcosa di diverso. Perché non si trattava solo di scavare, pulire, restaurare ma di ridare luce a tracce di vita piene di duro lavoro, quello del minatore, affine a quello svolto dall’equipe sul sito. E poi quando Vainer Ilari e i suoi operai trovarono una galleria dimenticata che, nonostante la terra, il fango e l’acqua, osarono sfidare, tutti si sentirono un po’ minatori perché anche loro avevano messo “il coraggio in saccoccia”. Ed è quel lavoro che forse rende il Parco Archeominerario una realtà diversa,
Véronique Angeletti e Pamela Damiani
Operatore : Stefano Alessandrelli