Cabernardi: storia di una miniera #3

ZolfoL’esperienza dell’Azienda Solfifera Italia, di proprietà della Buhl & Deinhard, nata appositamente per sfruttare la miniera di Cabernardi, durerà fino al 1899; negli undici anni di attività i dati saranno estremamente positivi. Dalle 34 tonnellate di zolfo estratte nel primo anno utilizzando 96 operai si arriverà alle 7.226 tonnellate estratte con l’impiego di 183 operai nel 1896, che resterà agli annali come l’anno “del sorpasso”, quello tra la miniera di Cabernardi, la più produttiva della provincia di Ancona, e le tre miniere del pesarese da cui complessivamente verrà estratta una quantità inferiore di materiale: 5.507 tonnellate per un impiego di forza lavoro tuttavia ben superiore, pari a 908 operai.
Nel 1890 terminano i lavori di costruzione della raffineria di Bellisio, frazione del comune di Pergola, da cui lo zolfo raffinato poteva essere spedito tramite ferrovia; inizialmente da Cabernardi a Bellisio il collegamento avveniva tramite funivia, ma le quantità sempre più notevoli di zolfo imposero la necessità di costruire anche una galleria sotterranea.
Dopo il 1899 l’Azienda Solfifera Italia vende la concessione delle miniere di Cabernardi e Percozzone alla Società Luigi Trezza-Romagna che acquisisce altre miniere nel pesarese e nella Romagna, ed anche la raffineria di Bellisio Solfare, riuscendo in tal modo ad avere il monopolio dell’industria solfifera marchigiana e romagnola. A Bellisio Solfare inoltre la Società si occupa di potenziare la funivia di collegamento con la miniera, una teleferica di circa 3.450 metri, costruita espropriando i proprietari dei relativi terreni grazie ad un Regio Decreto del 29 agosto 1904 che dichiarava la pubblica utilità dell’opera.
Nel 1904 la società, in seguito ad una fusione societaria, si trasforma nella Società An. Miniere Sulfuree Trezza Albani-Romagna, che rimarrà proprietaria della concessione fino al 1917. In questi anni crescerà il numero degli operai, da poco meno di 200 a circa 300, ma soprattutto aumenterà la produzione, un risultato ottenuto anche grazie all’entrata in funzione dei forni Gill insieme ad una trentina di calcaroni.

Pamela Damiani

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Per approfondire…

Il calcarone é una tipologia di forno, diffuso in tutti i bacini solfiferi italiani a partire dalla metà dell’ottocento, che permette la separazione del minerale dalle impurità mediante un trattamento mineralurgico. Il forno consiste in una particolare costruzione, in genere di forma cilindrica o leggermente tronco-conica, il cui pavimento interno, formato da rosticci (scorie di materiale già trattato, presenta una inclinazione di una decina di gradi terminando in basso con un’apertura detta morte.
Il forno Gill (dal nome del suo inventore, l’ingegnere Roberto Gill, nativo di Marsala) è un forno a combustione, introdotto a partire dal 1880, che sfrutta lo stesso principio del calcarone ma in forma più evoluta e che permette di separare lo zolfo dal minerale grezzo.

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