“Viscere” , il racconto della lotta di Cabernardi in scena a Castelbellino, il 4 novembre
“Viscere”, lo splendido racconto teatrale “ di terra e di lotta” dell’attore e autore Luca Malinverni va in scena questo fine settimana alle ore 21 nel Centro Culturale di Castelbellino Stazione.
«Questo racconto è un canto che nasce dalle viscere della terra – spiega l’autore – E’ il canto di un mondo scomparso ma mai dimenticato. Una comunità nata dalla terra profonda, cancellata dall’economia e calpestata dal mercato. A questi uomini e a queste donne è dedicato il nostro cantare. Apro così il mio racconto pensato e realizzato nel 2019. Sono un uomo di città, che si è trasferito nelle Marche 10 anni fa. Uno dei miei primi incarichi fu insegnare teatro ai bambini di una scuola elementare di Serra Sant’Abbondio. In quell’esperienza compresi la forte differenza in questa regione tra chi vive sulla costa e chi vive nei territori interni, ricchi di cultura e storia ma spesso vittime dell’abbandono. Durante i numerosi viaggi verso Serra Sant’Abbondio, immediatamente dopo Pergola incrociavo Bellisio Solfare e le indicazioni per Percozzone, Cabernardi, parco archeo minerario dello zolfo. Sono solito informarmi sui territori che mi accolgono e questo mi portò a scoprire la storia delle miniere di zolfo nel cuore delle Marche, del mondo che avevano generato e della loro scomparsa. Un’intera comunità di lavoratori era stata generata sviluppata in 50 anni e in meno di 5 completamente cancellata, umiliata e costretta ad emigrare.
Sono sempre stato attratto dalle storie dei mondi scomparsi e quindi iniziai ad indagare fino a scoprire la vicenda dei sepolti vivi. Ho coinvolto i miei musicisti Serena Cavalletti (che aveva un nonno minatore a Cingoli) e Marco Monina che entusiasti hanno iniziato a lavorare alle musiche originali. Poi nella stesura del testo ho conosciuto l’attuale comunità di Cabernardi e Canterino, i figli degli occupanti, tra cui quelli di Ardenio Ottaviani, ho letto gli articoli di Pietro Ingrao, Gaetano Tumiati, le riflessioni di Giuseppe Di Vittorio e una meravigliosa narrazione di Gianni Rodari da lui scritta e pubblicata sul numero 27 di Vie Nuove del luglio 1952. Ho visto un documentario in bianco e nero firmato da un giovane Gillo Pontecorvo. Ho cercato di cucire i racconti ascoltati dai figli e dai nipoti con questo materiale d’archivio giornalistico affascinante
Poi scoprii che molti di quei minatori dopo la chiusura delle miniere al termine dell’occupazione sono stati trasferiti a lavorare nel petrochimico in provincia di Ferrara a Pontelagoscuro, il villaggio dei marchigiani».
Il lavoro è stato scritto utilizzando lo schema classico del teatro di narrazione con musica originale eseguita dal vivo. Si tratta un monologo diviso in tre piani narrativi distinti che riflettono i tre piani della ricerca effettuata sulle fonti. Di un giovane, di anziani e di reporter durante l’occupazione. «I tre piani narrativi – conclude Luca Malinverni – si rincorrono e si intersecano nella vicenda principale dialogando con i musicisti sul palco che dettano il ritmo del racconto. La colonna sonora musicale è stata scritta in contemporanea al testo e spesso modificata in base al suo respiro poetico».