I cattolici e il dopo elezioni, le considerazioni all’incontro Acli a Fossato di Vico
Fossato di Vico – Un resoconto, una riflessione ed un dibattito animato che ha coinvolto anche molti ospiti, è stato tutto questo l’incontro che si è svolto lunedì 3 ottobre a Fossato di Vico nella sede Acli di Osteria del Gatto organizzato dal circolo Ora et Labora per discutere del ruolo dei cattolici dopo le ultime elezioni. Ad aprire il pomeriggio seminariale i saluti del presidente prof. Sante Pirrami che ha esordito ricordando con commozione la scomparsa, avvenuta nei giorni scorsi, del prof. Antonio Pieretti, amico e frequente relatore delle iniziative del circolo. Don Raniero Menghini ha coinvolto poi i presenti con una preghiera in sua memoria. Entrando nel vivo del tema Pirrami ha dato grande spazio al dato, mai raggiunto e che dovrebbe far riflettere tutta la politica, degli astenuti. Oltre 18 milioni di italiani non si sono recati alle urne, un 36% che ha deciso di non esprimersi dimostrando una grande disaffezione. Numeri allarmanti che fanno del partito dell’astensione il primo partito italiano.
Il prof. Giancarlo Pellegrini si è soffermato in un primo momento sulla campagna elettorale che è stata priva di quei contenuti valoriali, di quelle visioni complessive che suscitano veramente l’interesse dei cittadini che hanno percepito un disinteresse della classe politica nei loro confronti con il risultato che la distanza tra popolazione e la politica si è ulteriormente allargata. Le sfide che ha davanti il Paese suggerirebbero un confronto più aperto, articolato, franco, con la cittadinanza e la società civile, ma ciò non si è verificato generando tanto disinteresse provato dalla forte astensione che ha raggiunto picchi sconcertanti in alcune aree del sud Italia. Questo disagio, come citato dal cardinale Zuppi, presidente della Cei, necessita di essere ascoltato e non può essere archiviato con superficialità. La crisi della politica, ha evidenziato Pellegrini, fa rima con la crisi dei partiti, che dopo Tangentopoli e la fine dei partiti tradizionali, ha visto l’emergere di un sistema elettorale in parte maggioritario e poi con la scelta dei candidati da parte delle segreterie senza la possibilità dell’elettore di potersi scegliere il proprio rappresentante. Scelte calate dall’alto che hanno accentuato la distanza con l’elettorato. Il 1994 ha sancito inoltre la fine dell’unità politica dei cattolici che si sono successivamente dispersi fra varie aree da destra a sinistra. I cattolici, come suggerito in quegli anni dal cardinal Ruini, avrebbero dovuto operare all’interno di quelle forze politiche che si dimostravano penetrabili alle loro istanze, ma tale scelta, come scritto dal prof. Galli della Loggia, ha invece portato all’irrilevanza dei cattolici stessi che non sono più riusciti ad incidere. Il prof. Pellegrini ha chiuso il suo intervento lanciando un appello affinché, in questa situazione complessa per tantissime ragioni: geopolitiche, economiche, sociali, climatiche, i cattolici riscoprano la voglia, non solo di partecipare o di essere attivi nell’associazionismo e nel terzo settore, ma anche da quella di dar vita ad un partito che li riunisca. Un partito di ispirazione cristiana, aconfessionale che vive del confronto con tutte le organizzazioni, le associazioni cattoliche e cristiane. La dottrina sociale della Chiesa e l’economia di Francesco dovranno essere le linee guida da seguire e tale cammino avrà bisogno di essere alimentato dall’adesione ai valori della democrazia politica e sociale e del liberismo, dal desiderio di tutelare e garantire i diritti umani, con un’Italia che diventi protagonista in un’Europa federale e non confederale. La gerarchia della chiesa non avrà rapporti diretti con questo partito, ma continuerà a donare la sua sapienza e le sue parole per spronare ad intraprendere il giusto cammino al servizio del bene comune.
Prima degli interventi della platea, è stata la volta della relazione di Tarcisio Barbo, ex presidente delle Acli regionali del Friuli Venezia Giulia. Barbo non si è trovato perfettamente in linea con le parole di Pellegrini non ritenendo essenziale ricreare un partito di ispirazione cristiana che ricordi la Dc di un tempo con la quale si trovava in disaccordo già alla fine degli anni 60. In quella Dc purtroppo il ruolo della fede era davvero marginale e la scelta delle Acli, come di altre associazioni, di porre fine al collateralismo con il partito fu giusta. Barbo ha ricordato anche di aver sostenuto l’idea di Labor di dar vita al Mpl (Movimento politico dei lavoratori) un partito che non ebbe poi il successo sperato. I cristiani già oggi nel terzo settore fanno in qualche modo politica e le Acli ne sono un esempio. Nella cooperazione, nella solidarietà, nella lotta ai cambiamenti climatici, nel capire e nel cercare di interpretare il mondo che sta cambiando rapidamente con sconvolgimenti e drammi che talvolta sembrano non essere compresi fino in fondo nemmeno dalla politica. Forse solo Papa Francesco ha saputo cogliere tali passaggi epocali e ci sta mettendo in guardia più di ogni altro dei pericoli che la guerra in atto sta facendo correre all’umanità intera. Sta tentando di aprire un dialogo, di trovare una via che conduca alla pace. Il contrario di quello che sta facendo il patriarca di Mosca Kirill che, con dichiarazione sconsiderate, soffia sul fuoco bellico. Ai cattolici più che un partito serve avere delle realtà in cui convergano certi valori condivisi che diano quelle risposte urgenti su temi come: l’immigrazione, l’ambiente, il clima, la pace.
In questo periodo così denso di nubi serve qualcuno che riesca ad unire la popolazione italiana, un po’ come nel periodo drammatico del covid. La guerra è davvero un’emergenza che richiede un’unità di intenti ed una popolazione che si senta coinvolta e trovi compattezza di fronte a questo dramma. Barbo si è soffermato in chiusura anche sul tema dell’astensionismo che tanto ha segnato questa ultima tornata elettorale, facendo una considerazione molto pragmatica. Grande parte della popolazione non si reca più alle urne, soprattutto quella giovanile, perché col cambiare dei governi, anche di diverse connotazioni politiche, non cambiano le situazioni personali in particolare quelle legate all’occupazione. Chi era ad esempio precario con il centro sinistra, lo rimane con il governo tecnico e forse lo rimarrà con il centro destra e tutto questo non fa altro che generare insoddisfazione, disaffezione ed un senso di impotenza nell’elettorato in particolare in quello più fragile ed in difficoltà.
William Stacchiotti