L’area eugubino-gualdese è sempre più longeva. I dati del IV censimento Acli sugli over 65
Gubbio – Sono stati presentati mercoledì 23 dicembre presso gli studi televisivi di Trg di Gubbio alla presenza del vescovo di Gubbio mons. Luciano Paolucci Bedini, del presidente del circolo Acli Ora et Labora Sante Pirrami, del responsabile della Caritas diocesana di Gubbio Luca Uccellani e, collegati via skype, del vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino mons. Domenico Sorrentino e del professore Paolo Montesperelli, i dati del IV censimento sugli over 65 residenti nei comuni dell’eugubino-gualdese, Nocera Umbra e Valfabbrica. La tradizionale ricerca, che ormai da 4 anni offre uno spaccato sulla situazione demografica del territorio ed una valutazione sull’indice di invecchiamento della popolazione, è stata elaborata dallo staff del circolo Acli Ora et Labora di Fossato di Vico. L’incontro è stato aperto dal prof. Sante Pirrami che ha spiegato i risultati dei dati raccolti. Il nostro territorio sta vivendo, negli ultimi anni, una tendenza di decrescita della popolazione con una continua diminuzione delle nascite ed uno spopolamento a fronte di una costante crescita del numero degli Over 65. Si calcola una diminuzione annuale di circa 320 unità sul totale dei residenti, pari allo 0,5%, mentre si rileva un incremento annuale degli anziani pari a 60 unità (0,3%). Se questa dovesse essere la tendenza negli anni a venire, occorrerebbe rivedere anche la programmazione socio-sanitaria del nostro territorio. Venendo ai dati gli over 65 residenti sono 17.181 e rappresentano il 27,6,% (in aumento rispetto al 1° censimento di 1,2%, pari a un incremento di + 0,3% l’anno, ossia + 60 unità, in media, di over 65) sulla popolazione totale. Rispetto al dato nazionale, che è pari, secondo l’ISTAT, al 22,8% (come numero assoluto è circa 13.750.000 anziani over 65 sul totale della popolazione), il nostro territorio si dimostra molto più longevo. Se dovessimo, poi, paragonarlo al dato medio europeo 20,3%, la longevità sale ancora. Il dato della regione dell’Umbria con il 26,8%, invece, è sostanzialmente in linea con quello della zona eugubino-gualdese. La presenza maggiore di over 65 la troviamo nei comuni di Scheggia e Pascelupo e Costacciaro con il 32% seguiti da Nocera Umbra con il 30,3%, il comune più giovane, confermando il trend degli altri censimenti, è Fossato di Vico con il 26,4%. La ricerca divide, come fatto in passato, gli over 65 in tre fasce: “Giovani anziani”(65/74), “Anziani” (75/89) e “Grandi anziani” (dai 90 anni in su). Il dato che balza all’occhio è che la fascia degli “Anziani” è maggiormente presente, circa 1% in più, rispetto alla fascia che precede, quella dei “Giovani anziani”, elemento che fa pensare che chi ha oggi tra i 75 e gli 89 anni, è nato in un periodo storico, il ventennio fascista, che premiava sensibilmente le famiglie prolifiche. Valfabbrica brilla nella presenza dei “Grandi anziani” sia nel genere maschile che femminile. Per quanto concerne gli anziani che vivono anagraficamente soli è evidente la maggior presenza di donne in questa speciale classifica, più del doppio rispetto agli uomini, con una forte presenza di “autonomia” nei comuni di Costacciaro, Nocera Umbra, Fossato di Vico e Sigillo. Il dato di Scheggia e Pascelupo, invece, denota una bassa percentuale di anziani che vivono soli: maschi 14,8% e femmine 22,3%. Gli ospiti nelle residenze per anziani sono numericamente pochi rispetto al totale residente negli otto comuni. Dato questo che mette in luce una sostanziale autosufficienza della popolazione degli anziani e una buona predisposizione, da parte delle famiglie, ad una convivenza allungata e plurigenerazionale in cui convivono quindi sotto lo stesso tetto giovani ed anziani. I comuni di Fossato di Vico e Nocera Umbra, rispetto agli altri, hanno una presenza relativamente significativa di ricoverati in strutture residenziali protette: Nocera Umbra 5,1% e Fossato di Vico 4,6%. A Sigillo la presenza di donne ricoverate con il 4,1% è molto più alta rispetto agli altri comuni. Dopo i numeri è stata la volta dei numerosi spunti di riflessione proposti dai vari ospiti. Ognuno dalla propria prospettiva, data dalle esperienze sul campo, ha dato delle interpretazioni, delle chiavi di lettura, provando anche a capire cause ed a suggerire possibili soluzioni per invertire la forte dinamica d’invecchiamento che sta investendo l’Italia ed in particolare l’Umbria ed il territorio appenninico.
Il professor Paolo Montesperelli ha evidenziato come l’invecchiamento della popolazione sia un dato che attraversa in generale tutto il paese con aree maggiormente coinvolte. Le coppie fanno sempre meno figli ed il ricambio generazionale in questo modo è inevitabilmente scarso e porterà ad un calo dei cittadini nel medio periodo. Inoltre gli italiani sono sempre più longevi, un 65enne oggi ha mediamente circa venti anni davanti a sé, questo combinato porta ad una società in cui l’età media si alza notevolmente. Gli anziani sono quindi sempre di più, ma non sempre vivono bene questa loro condizione. La solitudine è uno dei problemi che affligge maggiormente questa fetta di popolazione, fenomeno che colpisce sia chi vive in grandi città, con quello che molti sociologi chiamano “folla solitaria”, sia chi vive in piccoli borghi che si stanno spopolando e perdono gran parte dei servizi essenziali. Lo spiraglio per i piccoli centri può arrivare, paradossalmente dalla pandemia in atto, che sta facendo rivalutare a molti la possibilità di scegliere i paesi più marginali come nuova residenza. Il prof. Montesperelli ha anche toccato l’argomento della denatalità fenomeno che non dipende da una società che, molti a torto, considerano egoista, ma dalla scarsità di servizi sociali e di sostegno alla famiglia e all’infanzia, ad opportunità lavorative sempre minori e precarie soprattutto per i giovani che dovrebbero costruire le nuove famiglie e ad un modello culturale che fa gravare, in gran parte dei casi, l’impegno di cura dei figli solo sulle donne.
Del tema della solitudine degli anziani ha parlato monsignor Domenico Sorrentino, il quale ricordando le sue visite pastorali, una non ancora conclusa a causa della pandemia, ha sottolineato quanti anziani soli, o in compagnia di badanti, abbia incontrato soprattutto nella prima visita e quanta sofferenza abbia provato nel rivedere, in occasione della seconda visita, molte di quelle case in cui era entrato, ora chiuse con la scritta vendesi. Questo fenomeno, presente soprattutto nella parrocchie più marginali ed isolate, deve farci intraprendere nuove azioni concrete che mirino ad invertire la rotta. Le istituzioni devono fare la loro parte rendendo possibile costruire una famiglia e fare figli, ma anche la chiesa può dare il proprio contributo. L’idea è quella che abbiamo provato, seppur con difficoltà, a mettere in campo nella nostra diocesi, che rimanda all’esperienza delle prime comunità cristiane con la creazione di vere e proprie famiglie spirituali che fanno nascere rapporti, reciproci aiuti e tanta solidarietà. Questo modo di fare comunità aiuterebbe di certo anche gli anziani che, sempre di più, hanno difficoltà a trovare punti di aggregazione.
Sulla necessità di fare comunità ha insistito anche il vescovo di Gubbio monsignor Luciano Paolucci Bedini spiegando come, anche grazie a nuove forme di mobilità e di comunicazione, si possano ripensare le reti di parrocchie in modo diverso, ma maggiormente aggregante e condiviso. Lo spopolamento di alcuni territori soprattutto montani e più lontani dai centri più popolati, è evidente anche nella diocesi di Gubbio ed in queste aree la solitudine si fa sentire con più forza, di contro la realtà di Gubbio e delle frazioni più grandi permette maggiori occasioni di incontro e di scambio anche con la rete familiare e questo aiuta molto l’anziano nel sentirsi più coinvolto e partecipe anche della vita parrocchiale. Il vescovo ha voluto ricordare, anche facendo riferimento ai dati, quanto ancora sia forte il fenomeno delle famiglie allargate, in cui i genitori anziani vivono insieme ai figli e talvolta ai nipoti. Questo può essere dovuto a rotture di matrimoni, con i figli che ritornano quindi nella casa paterna o talvolta anche a scelte meramente economiche, visto che gli anziani fungono sempre di più da ammortizzatore sociale garantendo un reddito, che anche se piccolo, è comunque sicuro. Gli anziani quindi continuano ad essere un punto di riferimento essenziale ed un patrimonio di esperienza a cui dovremmo tutti ispirarci. Hanno vissuti tempi duri, molti più dei nostri, ma senza piangersi addosso hanno saputo vivere in modo generoso per gli altri. Il direttore della Caritas diocesana di Gubbio Luca Uccellani ha spiegato quanto la sua organizzazione sia stata ed è tutt’ora in prima linea, nell’aiuto degli anziani e non solo. Con l’arrivo dell’emergenza sanitaria è stato attivato un servizio “Chiesa prossima”, con un numero telefonico a cui chiamare per richiedere aiuti materiali e non solo. Infatti alle chiamate per richieste di lavoro ed abitative, si sono aggiunte quelle relative a bisogni meno materiali, ma non certo di minore importanza. Il fenomeno della solitudine, ad esempio, che ha colpito tanti cittadini in questo particolare momento storico, è stato un problema sentito e tante sono state le chiamate anche da fuori regione. La serata si è conclusa con le parole del presidente del circolo Acli Ora et Labora Sante Pirrami che ha voluto lanciare un appello alle istituzioni affinché mettano i giovani del nostro territorio nelle condizioni di poter restare, anche attraverso dei bonus, ma soprattutto migliorando viabilità, servizi e presidi, in primis la scuola che deve essere salvaguardata soprattutto in quelle aree in cui rimane uno dei pochi distretti culturali attivi.
William Stacchiotti