Il futuro dell’agricoltura ha le sue radici nell’etica millenaria dei monaci camaldolesi di Fonte

IMG-20200723-WA0032Serra Sant’Abbondio – Il futuro dell’agricoltura affonda le sue radici nell’etica millenaria dei monaci camaldolesi. Bruno Garbini, domenica nel programma  “Linea Verde” su Rai 1, ha reso pubblico il sodalizio che lega Fonte Avellana al progetto Arca, un metodo di agricoltura rigenerativa che, già la prossima stagione, sarà operativo anche nelle terre intorno al Catria.

«Il modello benedettino “ora et labora” – ha spiegato Bruno Garbini (ex polli Garbini) che, con Gino Girolomoni e è stato tra i pionieri del biologico nelle Marche – è quello che da sempre ha ispirato l’agricoltura ma è nella sua successiva evoluzione, con i camaldolesi, che si è perfezionato. Quando con l’etica di gestione delle foreste e dei terreni agricoli, i monaci hanno gettato le basi del contratto di mezzadria e trasformato in un uomo libero, il servo della gleba e ne hanno fatto un contadino consapevole insegandogli metodi e tecniche di coltivazioni che conservano e tutelano la biodiversità della natura e la fertilità dei terreni. Il metodo della nuova agricoltura proposta da Arca”.

Un acronimo coniato dal giornalista scomparso Mino Damato che sta per “Agricoltura per la Rigenerazione Controllata dell’Ambiente”. Un progetto oggi promosso da tre “grandi” imprenditori “nati sopra le stalle” della Vallesina. Bruno Garbini che, per primo, ci pensò negli anni ’80, Giovanni Fileni ed Enrico Loccioni che, preoccupati della scomparsa delle sane pratiche agricole che si curavano del patrimonio terra, hanno investito su un metodo tra gli obiettivi sostenuti dal Psr e che, a breve, coinvolgerà anche le alte terre del Catria.

Qui si ragiona su un’altra agricoltura, quella di una volta basata su un’economia circolare dove fertilizzanti chimici non esistevano e tutto era studiato affinché la natura si rigenerasse. Un metodo applicato da aziende che producono grano tenero, sorgo, favino, pisello proteico, fornitori della filiera dei polli bio del gruppo Fileni – 50 ettari tra Falconara, Jesi, Cingoli, Apiro, Ostra, Ostra Vetere, Serra de’ Conti nei bacini idrografici delle Valle dell’Esino, del Misa e del Musone – e darà ritmo alla coltivazione di una decina di ettari di proprietà a Frontone della Medit Silva, fondazione nata nel 97 per promuovere studi e ricerche sulla montagna.

«Si tratta di un metodo che va ben oltre il biologico – spiegano Lorenzo Cingolani, ricercatore dei bioindicatori della rigenerazione dei suoli e Simone Tiberi, esperto nelle tecniche agronomiche biologico rigenerative – perché la pratica è ancora più ortodossa della conosciuta coltivazione di tipo biologico. In sintesi, ci si preoccupa del suolo, di garantirne la fertilità attraverso un rigido protocollo che impone una rotazione pluriennale di almeno cinque anni e non di solo tre come nel bio, esige una lavorazione che vieta di invertire gli strati del terreno e dunque non li mescola più, infine impone – ed è fondamentale – di mantenerlo sempre coperto con il sistema del “cover crops” ossia una coltivazione di semi vari che non si raccoglie ma si distrugge in loco al fine di dare al suolo i minerali, l’azoto e il carbonio delle piante». I terreni sono più soffici, più umidi, tratengono meglio l’acqua e l’apparizione di lombrichi sono segni evidenti di rigenerazione dei suoli. Arca ovviamente è tra i sostenitori della candidatura al riconoscimento Unesco come patrimonio immateriale dell’Umanità dell’etica camaldolese della gestione delle foreste e delle terre agricole.

Véronique Angeletti@Civetta.tv

Categorie correlate:
Un commento