I dati del 17° censimento Acli sugli immigrati residenti nel territorio eugubino-gualdese
Gubbio – Venerdì 10 luglio presso il Castello di Baccaresca nel comune di Gubbio, si è rinnovato l’appuntamento con la 17° edizione del censimento elaborato dallo staff dal circolo Acli Ora et Labora di Fossato di Vico riguardante gli immigrati residenti nei comuni del comprensorio eugubino-gualdese con l’aggiunta di Nocera Umbra e Valfabbrica. Il convegno si è aperto con i saluti istituzionali del sindaco di Gubbio Filippo Mario Stirati che ha ringraziato i presenti fra cui i colleghi di Gualdo Tadino Presciutti, di Nocera Umbra Bontempi, di Costacciaro Cappponi ed il vicesindaco di Fossato Polidori, oltre a tessere le lodi per queste iniziative acliste che offrono degli spunti importanti per capire le dinamiche demografiche della popolazione residente non solo straniera, trattando un argomento così divisivo senza pregiudizi ed isterismi, ma con la giusta pacatezza e concretezza. Il primo cittadino eugubino ha posto l’accento sul costante processo di invecchiamento e calo demografico che sta interessando l’area appenninica con conseguenze che potranno incidere nell’immediato futuro sul tessuto socio-economico e produttivo. Lo sforzo unitario delle amministrazioni locali, anche attraverso la strategia delle aree interne, è quello di porre rimedio a questo fenomeno che sta diventando sempre più preoccupante.
Il prof. Sante Pirrami, presidente del circolo Acli Ora et Labora, ha commentato i numeri del censimento evidenziando da subito come il calo della popolazione straniera residente sia ormai un dato consolidato, unito ormai a quello della popolazione autoctona. Sono 270 in meno nell’ultimo anno con un calo del 5,4% che porta il totale a 4988 residenti stranieri. L’incidenza, in rapporto alla popolazione totale residente (pari a 62.701 con calo di -0,9%), è del 7,96%. I dati dal 2006 al 2018, evidenziano quindi un continuo incremento fino al 2012 e, poi, un calo progressivo. La popolazione immigrata residente, infatti, è diminuita, rispetto al 2012, dato massimo mai raggiunto nel territorio appenninico (10,26%), di quasi il 3%. Al calo degli stranieri si somma quello della popolazione locale, circa 200 cittadini in meno all’anno. Se si mettono insieme i dati degli immigrati a quelli dei locali, la diminuzione annua della popolazione residente nella fascia Appenninica Umbra si attesta ad oltre 500 unità. Fossato di Vico rimane costantemente il comune con la percentuale più alta di stranieri con il 16,63%. Nonostante un calo del 2,17%, ha numeri doppi rispetto a quelli dell’Italia e dell’Europa che si attestano all’8,3%. Nocera Umbra si attesta in seconda posizione con il 10,7%, mentre Gualdo Tadino in terza con il 9,97%, in linea, quest’ultimi, con i dati regionali (10,8%)%. L’incidenza minore la troviamo nel comune di Scheggia-Pascelupo con il 5,28%. Da notare come quasi tutti i comuni, tranne Sigillo e Valfabbrica, hanno avuto una diminuzione della popolazione straniera. La maggiore presenza negli ultimi anni di donne, dimostra probabilmente che molti stranieri hanno ricongiunto le famiglie e si è creata una condizione di stabilità affettiva e sociale. Il confronto fra i dati assoluti del 2010 e quelli del 2019 denunciano, tuttavia, un netto decremento di oltre 1000 persone, quasi il 20% del totale degli immigrati sia uomini che donne.
Il numero maggiore di decremento comunque rimane quello maschile. Dato che potrebbe indicare come alcuni stranieri possano essere rientrati nel proprio Paese, o siano emigrati momentaneamente in altri nazioni europee, soprattutto Germania, Svizzera, Inghilterra, in cerca di una situazione migliore, lasciando le famiglie in Italia o in casi estremi, ricollocandole nei Paesi di origine per poi, nuovamente ricongiungersi. Inoltre, è bene tener presente come vi sia nei nostri territori anche una maggiore richiesta di manodopera femminile per assistenza e cura delle persone come ad esempio: badanti, baby-sitter, colf, lavori domestici. I dati generali tuttavia non indicano, per ora, un vero e proprio tracollo dei flussi immigratori, ma una flessione momentanea ed altalenante, con i dati del 2018 ad esempio in nuova crescita, imputabili soprattutto alla negativa congiuntura economica mondiale in particolare italiana. Gli immigrati compresi tra i 19 ed i 40 anni con il 34,84% e tra i 41 ed i 60 con il 33,56% sono i più presenti, l’età delle cosiddette “braccia da lavoro”, mentre la presenza è pressoché irrilevante oltre i 61 anni. Per diverso tempo, a partire dal 2009, gli stranieri provenienti dall’Albania hanno rappresentato la prima etnia nel territorio appenninico, ma negli ultimi anni sono stati scavalcati sia dai Romeni con il 19,73% e sia dai Marocchini con il 15,76%. Nel censimento del 2018 la prima etnia erano proprio quest’ultimi, mentre nell’ultima rilevazione la prima posizione è occupata dai cittadini romeni. Questa classifica rispetta, sostanzialmente, quella nazionale tranne che per la quarta posizione che è occupata saldamente dall’etnia cinese, mentre nel territorio appenninico è conquistata dagli ucraini. Oggi complessivamente marocchini, albanesi e rumeni rappresentano circa il 50% del totale degli stranieri presenti in Italia. Per quanto riguarda gli stranieri presenti sui banchi di scuola la cittadinanza più rappresentata è in questo caso quella albanese con il 23,12%, seguita da quella marocchina e rumena. Fossato di Vico primeggia per la presenza percentuale con il 27,06% di alunni stranieri, seguito da Nocera Umbra con il 24,45% e Gualdo Tadino con il 15,85%, fanalino di coda in questa speciale classifica Sigillo con il 5,26%. Dal 2009 al 2019 il numero degli alunni immigrati è in flessione in modo lieve nella scuola dell’Infanzia e più marcato nella Primaria. Dato incoraggiante invece l’aumento degli alunni che si iscrivono alla Secondaria di secondo grado, numero che è quasi raddoppiato nell’ultimo anno. Il convegno è proseguito con la presentazione della dott.sa Chiara Marinelli sulle novità più importanti e significative del D.L. n. 34 del 19 maggio 2020 sulla regolarizzazione dei lavoratori stranieri. Una procedura che ha portato all’emersione al 30 giugno, di oltre 80 mila lavoratori immigrati.
La serata si è conclusa con la relazione, sempre puntuale ed accurata del prof. Antonio Pieretti. L’ex pro-rettore dell’Università di Perugia ha sottolineato le difficoltà che si incontrano nell’affrontare un tema complesso, vasto, epocale, come quello dell’immigrazione, pensare quindi di trovare soluzioni e ricette di facile esecuzione è davvero impossibile. Prima di tutto bisognerebbe almeno provare a capire il fenomeno senza pregiudizi sforzandosi di comprendere che chi decide, a costo della vita, di attraversare il mare o fare viaggi drammatici per raggiungere l’Europa, non può che essere in preda alla disperazione e pronto quindi a tutto per tentare una nuova vita. Bisognerebbe inoltre dire grazie a chi, spesso volontariamente, con generosità, tenta di dare una mano aiutando chi arriva dopo tragitti estenuanti e certamente a queste associazioni non si può chiedere anche di fare attività di controllo e sorveglianza che spettano ad altri. Andando nello specifico dell’analisi è chiaro che il territorio appenninico, ancora di più dell’Italia nel suo complesso, sta vivendo una crisi profonda ed il dato di una diminuzione degli stranieri unito a quello dei residenti italiani è emblematico. E’ evidente che la scarsità di opportunità, soprattutto lavorative e l’insicurezza occupazionale porta in primis gli stranieri, ma anche gli autoctoni a cercare fortuna altrove. Il calo demografico è da imputare in particolare a questi fenomeni ed è una naturale conseguenza. La presenza di una maggioranza di donne straniere mette in evidenza un’altra caratteristica del nostro territorio che è quella del progressivo invecchiamento che quindi porta inevitabilmente ad una maggiore richiesta di personale per attività di badantato, spesso svolto proprio da cittadine straniere. Per quanto concerne le attività lavorative dei maschi stranieri residenti bisognerebbe analizzare in quali settori sono maggiormente occupati visto la crisi dell’edilizia che ne vedeva impegnati molti e la scarsità di opportunità nel settore agricolo per quanto concerne nello specifico l’area eugubino-gualdese. Il problema degli irregolari esiste e genera insicurezza, ma è marginale nelle nostre aree, così come l’atavico problema del lavoro nero che non è poi solo da imputare agli stranieri, ma riguarda anche molti italiani soprattutto con la crisi che continua ad imperversare. Il lavoro nero andrebbe di certo maggiormente combattuto, magari anche impiegando in lavori utili alla collettività, chi da anni percepisce la cassa integrazione diventata ormai puro assistenzialismo. Il prof. Pieretti dà grande importanza, nella lettura dei dati, all’aumento degli stranieri che si iscrivono alle scuole superiori, un fatto che dimostra la voglia dei ragazzi di voler migliorare la propria posizione aspirando nel futuro ad avere condizioni di lavoro più dignitose. L’intervento si è chiuso con un appello alle istituzioni del territorio affinché, insieme, mettendo da parte inutili e sterili campanilismi, possano lavorare nella costruzione di progetti, iniziative concrete che investano l’area appenninica nel suo complesso. Qualcosa di dirompente, di nuovo anche a partire dal turismo che comunque senza caratteristiche nuove ed alternative, va incontro ad una concorrenza spietata e difficilmente potrà avere successo. E’ necessario inoltre puntare su progetti digitali che coinvolgano i giovani, oltre ad una mappatura precisa sulle reali possibilità occupazionali presenti nel territorio e sulla comprensione dei settori trainanti e maggiormente di avanguardia su cui poter investire risorse economiche ed umane. E’ ora di mettersi davvero dentro il fiume a nuotare senza aspettare sulla riva, solo così forse si potrà ripartire con rinnovate speranze e possibilità.
William Stacchiotti