L’Institute for Climate Changement Solutions, un partner nelle politiche sul territorio
AMBIENTE/Ricerca – L’inchiostro delle firme sul suo atto di nascita non è ancora asciutto che già l’Iccs, acronimo di “Institute for Climate Change Solutions” desta l’attenzione della comunità internazionale.
Innanzitutto per i suoi ambiziosi obiettivi su cui si sta concentrando l’Università “Carlo Bo” di Urbino: lo studio e l’analisi dei cambiamenti climatici e delle sue conseguenze sul territorio, sulle attività produttive e sull’uomo.
Poi, per la scelta di stabilire la sua sede alla Medit Silva a Frontone. La fondazione promuove studi e ricerche sull’Appennino, sulla foresta dell’area mediterranea e gli usi civici e lavora sulle aree marginali per farne delle protagoniste nella competizione globale.
Ma più di tutto per il metodo con cui la Regione Marche ha scelto di affrontare la sfida del clima ponendo come paradigma l’etica alla pari della scienza e dell’economia. Partner fondamentali nell’intesa sono i monaci dell’Eremo di Santa Croce di Fonte Avellana e il “Codice Forestale” frutto di 856 anni di storia dei Camaldolesi.
«L’idea di quest’Istituto internazionale – spiega Simone Galeotti, professore universitario di paleontologia e paleoecologia – vanta radici davvero lontane. Addirittura al 2010 quando era un progetto di partnership tra Urbino e l’americana Yale con il Ministero per ricerche in comune». Per Galeotti, l’Iccs consentirà di convogliare le competenze per far emergere nuovi modelli. «Lavorando con altre nazioni sulla climatologia del passato, ragionando sulle loro conseguenze e proiettando i risultati sul futuro riusciremo a capire cosa succederà e forse ad anticipare soluzioni. Modelli territoriali che avranno valori mondiali e forniranno informazioni utili a chi prende delle decisioni di natura politica».
Come la Regione Marche, partner dell’associazione che vede nell’Istituto un aiuto per redigere i programmi cofinanziati con le risorse europee Fesr, Fse nonché per il programma di sviluppo rurale nel periodo 2021-2027. Idem per la Svim, l’agenzia di sviluppo della regione Marche. «L’Iccs – conferma l’Ad Gianluca Carrabs – è una fonte preziosa e primordiale di analisi dei dati. Stiamo studiando come coinvolgerlo affinché ci affianchi nel nostro ruolo di tutor del “Patto dei Sindaci”». Il patto che collega i comuni tra di loro e mira a fare dell’ecologia un’opportunità di sviluppo, a creare azioni e strategie a favore dell’ambiente e stimolare nuove economie. «Collaborazione – conclude – utile per il sodalizio che si sta perfezionando tra i dodici comuni dell’entroterra a cavallo tra l’alto anconetano, la valle del Cesano e il Catria-Nerone».
Non solo. Con i suoi studi e le sue ricerche, l’Iccs diventa anche un polo interessante per la Snai, la Strategia Nazionale delle Aree Interne. « Il posizionamento della montagna, delle aree rurali in futuro nell’economia – sottolinea il professore Galeotti – passa anche dall’analisi dei cambiamenti climatici odierni e della previsione di quello che saranno affinché ogni iniziativa sfrutti in un modo ottimale le risorse primarie e garantisca la loro trasformazione in un modo sostenibile».
Véronique Angeletti@civetta.tv
Non è un caso se l’Università “Carlo Bo” di Urbino è partner dell’Istitute for Climate Change solutions. Dal 1973 ha rilevato la sfida globale del cambiamento climatico. Vanta studi importanti sulla storia del clima anche in periodi lontani 55 milioni di anni avvantaggiata con l’Appennino marchigiano, impareggiabile museo geologico, palestra per il Nessc, l’Urbino Summer School in Paleoclimatology. La scuola estiva che raduna ogni anno una settantina di studenti da tutto il mondo nel pesarese. Con l’Iccs, l’Università della città di Urbino veste le sue ricerche di un’ulteriore dimensione: quella dell’etica camaldolese candidata al riconoscimento Unesco come patrimonio immateriale dell’Umanità per la sua gestione della foresta appenninica.