Le birre agricole opportunità per l’economia inquadrati in una nuova legge regionale nelle Marche
Le Marche sostengono la produzione di birra agricola artigianale. Approvata martedì scorso all’unanimità dall’assemblea legislativa una legge regionale che ne promuove la produzione e valorizza lo sviluppo delle sue materie prime con un fondo di 30mila euro. Una presa d’atto della vocazione brassicola delle Marche – quinta regione in Italia per produzione di orzo, dove lavorano 43 birrifici che producono oltre 300 tipi di birre – e riconosce il settore come un asset per lo sviluppo. Ma se per l’appecchiese Giovanni Rossi, birraio, membro del “Coordinamento civico Marche”, la legge è «il nulla assoluto, una sterile propaganda pre elettorale mentre si dovrebbe fare pressione per migliorare le legge nazionali ed imporre che la birra artigianale marchigiana sia inserita negli agriturismi», per molti è la consacrazione dei birrai protagonisti nell’economia produttiva e in quella del tempo libero che hanno fatto delle Marche, una regione capofila nell’aloturismo e nell’alogastronomia.
«Gli 8 articoli della legge – commenta il consigliere regionale Gino Traversini, primo firmatario – non stravolge il settore ma gli dà maggior forza». Nel rispetto delle legge nazionali, la normativa regionale istituisce il registro dei birrifici artigianali, promuove la creazione di nuove imprese, l’uso di orzo marchigiano, l’introduzione di processi innovativi nella produzione, lo sviluppo dell’associazionismo, favorisce una corretta informazione al consumatore, percorsi di qualificazione e la creazione di itinerari. Obiettivi fissati confrontandosi con “Marche di Birra”, l’associazione di produttori nata nel 2017 che raduna 21 birrifici agricoli e artigianali decisi a rafforzare l’identità della birra. Con questa legge ottiene maggior organicità e la valorizzazione delle sue politiche. «E’ un punto di partenza – dichiara il suo presidente Ludovico Caverni – con la novità di far emergere il binomio turismo-birra che ha il suo preambolo nelle “Strade della Birra”. Itinerari che hanno interessati i tour operators alla Bit di Milano Chiunque guiderà la regione – conclude – dovrà tenere in conto che per far crescere il settore deve investire soldi al fine di valorizzare la birra marchigiana come produzione e come offerta turistica magari invitando i piccoli birrifici a presenziare nelle fiere».
Le “Strade della Birra”, una route made in Marche con una marcia in più. Gioca alla pari con i tour belgi, pionieri dal ’86, quelli della Baviera. Con la differenza di proporsi come un trip esperienziale dove ogni tappa è il racconto della storia del birraio, delle sue birre, dei luoghi dove vive. I sapori sono un pretesto per visitare le città fondatrici dell’Associazione Nazionale delle Città della Birra, ideatrice della mappa con la complicità di “Marche di Birra”.Associazione nata nel 2015 fondata da Apecchio, Fermignano, Cantiano, Serra Sant’Abbondio, Monte Porzio, Arcevia, Servigliano, Comunanza, l’umbra Montone e l’abruzzese Fossa vogliono creare una filiera turistica tra birrifici agricoli, artigianali e brew pub e favorire la cultura della birra.
Véronique Angeletti@Civetta.tv
Monteporzio – «Dobbiamo creare una cultura affinché siano apprezzate le sfumature tra le nostre produzioni e l’importanza della filiera»– commenta Giulio Angeloni del birrificio agricolo artigianale Angeloni nato nel 2012.
Lavora una cinquantina di ettari tra i poderi di proprietà a Monteporzio e a San Costanzo che, a rotazione, dedica all’orzo per le sue birre, alla produzione di girasole e grano.
Propone sei birre di alto profilo, dalla Golden Ale alla Trippel che riscontrano un bel successo.
Produce 5500 litri ogni 40 giorni.
«Abbiamo bisogno più di tutto di essere sollevati dalla burocrazia ma a parte questo mi aspetto da parte della regione un sostegno per diffondere informazioni sulla cultura della birra agricola».
Ve. An.