Bracconieri in azione a Monterosso presi in flagrante dai Carabinieri Forestali di Sassoferrato
|Sassoferrato – A tarda sera disponevano cibo e lacci vicino ad un fontanile dove erano sicuri che cinghiali, daini e caprioli si sarebbero primo o poi abbeverati; all’alba, ritornavano per raccogliere le prede cadute nelle trappole mortali che poi, di giorno, spellavano e frollavano prima di mettere le loro carni in pacchetti ben sigillati, addirittura in capienti congelatori industriali. Due bracconieri sono stati presi in flagrante dai carabinieri forestali di Sassoferrato. Padre e figlio. Il primo di Sassoferrato e il secondo di Cupramontana che si erano creati una specie di riserva personale sul Castellaro, il monte che sormonta il bel paese di Monterosso Alto. Un andirivieni che non era passato inosservato: a tradirli non è stata la macchina che parcheggiavano a ridosso del paese, sul sentiero che s’inoltra nella montagna, ma proprio le tracce del posizionamento dei lacci vicino alla vasca d’acqua, a meno di duecento passi dal centro abitato. Sequestrati chili di carni, animali imbalsamati protetti, fucili, una pistola senza matricola e munizioni.
A far scattare l’indagine sono stati i picchetti a supporto dei lacci. Un sistema studiato per costringere la testa dell’animale ad avicinarsi ai cavi metallici a nodo scorsoio lasciati sul posto e notati in una perlustrazione dai carabinieri forestali di Sassoferrato che subito hanno posizionato delle foto trappola ed organizzato una serie di appostamenti di giorno e di notte. Operazioni che hanno consentito di prendere i bracconieri in flagrante proprio mentre i due uomini disponevano intorno alle trappole del cibo per attirare gli ungulati. Una morte barbara e atroce.
Con il supporto dei carabinieri forestali di Jesi-San Marcello e su delega della Procura della Repubblica di Ancona, sono state eseguite pertanto due perquisizioni. Una nella residenza di uno dei bracconieri a Sassoferrato; un’altra nell’abitazione del secondo a Cupramontana.
Oltre a lacci e catene metallici, i militari hanno rinvenuto nei domicili un’arma e munizioni non denunciate, una pistola senza matricola e una serie di animali imbalsamati di specie tutelate: un picchio (particolarmente protetto), un chiurlo, una nitticora ed un’upupa, ma anche uno scoiattolo e la testa di un daino. All’interno di congelatorii sono stati sequestrati ben 20 chili di carne di capriolo e di daino. Carni che provengono da queste attività illecite e che sicuramente duravano da diverse settimane.
Ora i due indagati rischiano pene che vanno da sanzioni pecuniarie fino alla reclusione, per bracconaggio e detenzione di specie particolarmente protette. Inoltre, sono stati riscontrati reati di detenzione abusiva di munizioni non denunciate e di un’arma clandestina per cui i carabinieri forestali hanno proceduto con il sequestro di 10 fucili da caccia, 261 munizioni a palla e della pistola senza matricola. Immediatamente, sono state ritirate ai due uomini le licenze di caccia e rischiano la sospensione definitiva. Per il presidente provinciale della Federcaccia, Ivo Amico: «Già la caccia è criticata ed è appesa ad un filo. Questi comportamenti incivili contribuiscono a spezzarlo».
Véronique Angeletti@civetta.tv