Ecoblitz della Goletta Verde alla Raffineria Api: 11 piattaforme su 30 sono inattive

falconara_foto_grandeMarche – La Goletta Verde approda nelle Marche con un ecoblitz presso la raffineria di API a Falconara, per Legambiente Nemico del Clima a causa della sua scelta di continuare ad investire unicamente sulle fonti fossili mettendo così a rischio l’ambiente e la salute dei cittadini.

<< Come riportato nel nostro dossier “No Oil Marche” – sostengono quelli della Goletta Verde –  nella regione le fonti fossili coprono ancora l’83,3% dei consumi totali regionali (Simeri GSE, 2016), contro il 16,7% da fonti rinnovabili >>.

Delle 30 piattaforme presenti davanti le coste marchigiane 11 sono inattive, le restanti 19 coprono, con la loro produzione, solamente lo 0,1% del fabbisogno nazionale. Un dato che fa riflettere sulla loro effettiva utilità a cospetto dei rischi ambientali e dell’impatto paesaggistico che comportano.

Legambiente torna a chiedere con forza, da un lato, lo smantellamento immediato delle piattaforme inattive, dall’altro l’avvio di un processo di riconversione energetica verso le fonti rinnovabili.

L’emergenza climatica è sempre più evidente e concreta, lo stesso Rapporto dell’IPCC indica 12 anni di tempo per invertire la rotta e portare il nostro Paese fuori dalle fonti fossili, che ricordiamo essere la principale causa dei cambiamenti climatici. Invece le fonti fossili, petrolio e gas, sono vergognosamente ancora al centro del sistema energetico e il gas lo rimane anche nella bozza di Piano Energia e clima. La stessa Commissione Europea chiede chiarimenti sul ruolo del Gas in ottica di decarbonizzazione nelle raccomandazioni appena fatte al nostro Paese che si appresterà nei prossimi mesi a predisporre il documento finale.

Infatti seppur le rinnovabili continuano a far registrare un aumento costante, arrivando oggi a coprire il 18% dei consumi totali nazionali e il 35,1% di quelli elettrici, il loro incremento è del tutto insufficiente a garantire gli obiettivi di sviluppo al 2030 e il contenimento delle temperature.

Non solo, ma continuano, da parte dei Governi, i “regali” alle fossili, facendo registare a livello nazionale ben 18,4 miliardi di euro tra sussidi diretti e indiretti. Nelle Marche in particolare, dal 2010 al 2018, le concessioni produttive di greggio hanno estratto in totale circa 797 mila tonnellate di greggio di cui 450 mila (56,5%) sono risultate esenti dal pagamento delle royalties. 

Questo quando nei nostri territori l’emergenza climatica si fa sentire sempre più spesso e con più intensità, arrivando a contare, secondo l’Osservatorio di CittàClima di Legambiente, oltre 470 eventi estremi verificatosi tra il 2010 e il 2018, di cui almeno 11 nelle Marche, distribuiti in 297 Comuni e che hanno portato a 146 blocchi alle infrastrutture, 151 allagamenti e 66 esondazioni fluviali.

“Scegliere di continuare a produrre gas e petrolio non solo mette a rischio il raggiungimento degli obiettivi climatici – sostiene Mattia Lolli, portavoce della Goletta Verde – ma anche quelli di sviluppo locale della Regione Marche, costretta a subire l’arroganza delle compagnie, la poca lungimiranza e la mancanza di coraggio e Governo, che invece di investire su prosumer, comunità energetiche e autoproduzione da fonti rinnovabili, si muovono ancora troppo timidamente su un piano di chiusura e decarbonizzazione.  Anche per questa ragione Legambiente – conclude Lolli – ha lanciato la petizione sull’autoproduzione, Liberiamo l’energia rinnovabile, proprio per chiedere al Governo di accelerare i passi verso l’approvazione della Direttiva Europea che introduce e consente ai cittadini di avere un ruolo da protagonista nel sistema energetico”.

“Il futuro sono le energie rinnovabili invece Api continua ad investire sulle fossili senza accorgersi che il mondo va da un’altra parte – dichiara Marina Galeassi, Presidente di Legambiente Falconara -. I numeri nel nostro dossier ‘No Oil Marche’ raccontano come continuino le estrazioni delle fonti fossili nella nostra regione da parte delle compagnie petrolifere, nonostante abbiano un ruolo superfluo nel panorama nazionale e di cui certamente potremmo fare a meno, sostituendole con impianti da fonti rinnovabili, sistemi di accumulo e programmi di efficientamento del patrimonio immobiliare”.

Il sito della raffineria di API, luogo di trasformazione dei combustibili petroliferi, è stato inoltre identificato nel 2011, a termine della terza e ultima fase di uno studio epidemiologico realizzato dall’Arpam, come luogo di esposizione associato ad eccesso di rischio di morte per leucemia e linfoma non Hodgkin, particolarmente evidente per i soggetti che hanno domiciliato per più tempo entro i 4 Km dalla raffineria.

Ufficio Stampa Legambiente

Il dossier completo NO OIL Marche_2019