10 tribù sono il futuro della Macroregione Appennino Centro Orientale
Roma – Intervenire e subito, puntando sui gruppi più vitali. Sulle 10 tribù che salveranno l’Appennino. E’ la proposta che, oggi, 28 novembre, a Roma, la Fondazione Merloni ed il Censis hanno reso pubblica nella conferenza “Salvare l’Appennino”. Obiettivo: avviare un articolato progetto di sviluppo che, rivitalizzando la Macroregione “Appennino Centro Orientale”, permetta una ripresa economica che vada di pari passo con la ricostruzione delle aree colpite dal sisma.
<<Per riattivare le funzioni vitali delle aree terremotate e, quindi, dell’Appennino – ha detto Francesco Merloni presidente della Fondazione Aristide Merloni – è necessario sostenere La strada dell’Appenino: Salaria-Pedemontana, ripercorrendo la via de “Il Quadrilatero del Terremoto”, inserito nella programmazione del Governo Nazionale nel 1999, poi concretamente realizzato”
Per rilanciare l’economia delle zone colpite dai terremoti del 2016 occorre stimolare tutta l’economia della Macroregione Appennino: 340 comuni a cavallo di 4 Regioni, il cuore dell’Italia che viene da decenni difficili, ma che ha ancora molto da offrire.
La Macroregione Appennino
Il Censis ha definito un’area vasta dell’Appennino centrorientale, sulla base di caratteristiche socio-economiche comuni di un’area prevalentemente montana a cavallo delle Regioni di Umbria, Marche, Lazio e Abruzzo, al cui centro c’è l’area del cratere del Terremoto con i suoi 140 comuni colpiti.
L’area vasta interessata comprende invece circa 340 comuni, quasi tutti di montagna, con 1.600.000 abitanti, circa il 16% del totale dei residenti nelle 4 Regioni. Parliamo di un territorio montano, che ha conosciuto un forte spopolamento, con una densità abitativa pari ad un quarto della media nazionale e un inesorabile invecchiamento, ad oggi è il 2% in più rispetto al resto d’Italia.
Che il destino dei comuni colpiti dal sisma sia strettamente legato alla macroregione Appennino lo dimostra il fatto che nelle aree del cratere il numero delle imprese sia diminuito nell’anno di 429 unità, nell’area vasta 1.393 (quasi l’1% del totale) mentre complessivamente nelle 4 Regioni il numero di imprese è aumentato di 1.760 unità.
Le tribù per un futuro vitale
Per immaginare un futuro vitale dell’Appennino occorre, puntare sulle forze vitali del territorio, che non sono più rappresentate dalle comunità locali, ormai infiacchite dallo spopolamento e dall’invecchiamento, ma da gruppi geograficamente trasversali , accomunati da interessi ed esigenze comuni, quelle che Giuseppe De Rita ha definito le “tribù”.
Fondazione Merloni e Censis hanno condotto una ricerca per individuare i gruppi più vitali dell’Appennino, su cui puntare per ripartire, sono emerse 10 categorie: gli allevatori, gli amministratori locali, le comunità scolastiche, gli agricoltori, gli immigrati, gli emigrati di ritorno, i pendolari, i possessori di seconde case, gli operatori di settori di nicchia: Turismo, prodotti tipici.., i camminatori.
Dialogando con ciascuna tribù è stato messo a fuoco un progetto “di scopo” per catalizzare attorno ad esse vitalità e voglia di riscatto.
I progetti
Attorno ad alcune ipotesi di intervento, si è andato costruendo un vero e proprio progetto di sviluppo, affiancando alla tribù gruppi imprenditoriali in grado di accompagnarli nella realizzazione.
È nato così il progetto della “Vacca Nutrice” per gli allevatori: negli ultimi 15 anni l’Italia ha perso il 20% della sua capacità di produrre vitelli, a vantaggio della Francia, da cui li compriamo sul Massiccio Centrale, per poi ingrassarli qui da noi.
Un progetto per la coltivazione delle nocciole, che punti alla qualificazione, alla modernizzazione e all’aggregazione dell’offerta, da sviluppare in collaborazione con Ferrero.
Il progetto foodrating.it che mira a mettere in competizione tra loro i produttori di prodotti tipici, puntando sul desiderio dei consumatori di cercare il “numero 1”, come avviene già nel settore del vino.
Il progetto dell’Home Sharing, in collaborazione con Hurry che metterà a disposizione le sue piattaforme di Sharing economy.
Un progetto per rendere fruibili i tanti eremi disseminati sugli appennini, rispondendo così alla crescente domanda di sentieri ed itinerari anche spirituali.
Denominatori comuni di questi progetti saranno l’uso delle tecnologie e una stretta collaborazione con gruppi industriali solidi che garantiranno il collegamento a filiere più ampie di quelle tradizionali dell’Appennino.
Gli interventi
Alla conferenza hanno partecipato alcuni rappresentanti delle “tribù”, affiancati dalle imprese partner che li seguiranno.
Ha concluso i lavori la Sottosegretaria, Commissaria alla ricostruzione, on. Paola de Micheli, che ha sottolineato come in questi ultimi mesi il Governo abbia lavorato per accelerare la ricostruzione, pubblica e privata, con lo snellimento delle norme, la possibilità di regolarizzare le casette costruite in emergenza post sisma e le agevolazioni per le imprese. Inoltre ha annunciato la costituzione di un tavolo per lo sviluppo economico a cui parteciperanno Fondazioni, Associazioni e soggetti privati.
<<Il nostro modello di ricostruzione si ispira al rilancio economico e sociale di un’area che anche prima del terremoto viveva situazioni di disagio, tra cui lo spopolamento. Siamo impegnati non solo a ricostruire muri ma a ricostruire comunità. Non siamo abituati a nascondere i problemi, e li affrontiamo uno ad uno. Ci sono già degli esempi concreti di pezzi di comunità che si stanno ricomponendo, grazie a un impianto normativo e finanziario messo in piedi da Governo e Parlamento per rimettere in moto i territori.>>
In questa logica, prima della pausa natalizia, è prevista una cabina di coordinamento del Commissario Straordinario e dei Presidenti di Regione del cratere, aperta alla partecipazione di assessori allo sviluppo economico e all’agricoltura, per definire progetti imprenditoriali concreti.
Il Governatore della Regione Abruzzo Luciano D’Alfonso, si è detto “disponibile a collaborare con l’iniziativa, facendone un progetto pilota da portare a Bruxelles”.
Ufficio Stampa Fondazione Merloni -Censis