C’è tanto di ognuno di noi nella candidatura della “Cultura del Tartufo” a patrimonio Unesco
|Acqualagna – Proficua, ieri, la visita del Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti nella capitale del tartufo bianco pregiato. Acqualagna intasca l’appoggio del Ministro alla proposta dell’Associazione Nazionale Città del Tartufo (Anct) di candidare la “Cerca e cavatura del tartufo in Italia” a patrimonio immateriale dell’Unesco ed anche il pieno sostegno del suo Ministero, con tanto di fondi, per potenziare il progetto che rende la Riserva Statale della Gola del Furlo accessibile e fruibile a persone con disabilità motoria.
Una giornata proprio fertile per Acqualagna, paese tra i 10 pionieri fondatori delle Città del Tartufo. Per il sindaco Andrea Pierotti, per il presidente dell’Anct Michele Boscagli, toscano di Montalcino, e per il suo direttore Antonella Brancadoro. Si sono conquistati il Ministro, tutte le autorità presenti tra cui spiccava l’assessore regionale Lorella Bravi e il consigliere Gino Traversini, e la cittadinanza. Convinti che, dopo il riconoscimento come patrimonio immateriale dato ai “Liutai di Cremona”, alla “Dieta Mediterranea” -che sconfina però dalla nostra Penisola (ndr) – e, a fine anno, a “l’Arte dei Pizzaioli” spetta alla Cultura del Tartufo, nel 2019, ottenerlo e diventare un patrimonio identitario tutt’italiano.
Un concetto non facile da raggiungere. <<Sbagliando, avevamo avvicinato il tartufo nella sua dimensione venale trascurando le pratiche ambientali ed agricole – raccontano – Finché abbiamo capito che quello che volevamo patrimonializzare era un mondo con il suo corredo di conoscenza, di tradizioni, di usanze che dovevamo anche recuperare completo di tutte le esperienze per conservarlo e tutelarne la biodiversità. >>
Perché il perno non è il tartufo ma chi lo cerca.
<< Mentre il contadino è un protagonista attivo – precisa Antonella Brancadoro – che stabilisce che cosa, dove e come coltivare, nel tartufo, l’uomo subisce la natura ed è costretto a cercare il tubero non da tecnico osservatore, come lo è chi cerca funghi anche pregiati, ma aiutato da altre competenze. Il cane, più raramente il maiale, o come verificato costruendo questo dossier, dall’interpretazione del rumore del bastone, del fremito di ferretti.>>
Il risultato è una candidatura che racconta un tartufo libero del suo valore commerciale, che dà valore aggiunto al territorio proprio per la cultura che si è creata intorno a lui. Ma anche un tartufo, che si svela uno dei più rilevanti collanti tra le regioni ed unisce le loro usanze, tradizioni e biodiversità.
Una candidatura che già adesso è un risultato eccezionale. Ha costretto a trasferire in un dossier tutte le tematiche e a documentare esperienze e tradizioni finora orali. <<Un dossier che fa della “Cerca del tartufo” il simbolo di una identità unica al mondo che il mondo dovrà riconoscerci.>>
Véronique Angeletti@civetta.tv
Il tartufo con le sue tradizioni e i suoi saperi lega l’Italia dal Nord al Sud. Un sistema di valori che l’Associazione Città del Tartufo candida a patrimonio immateriale dell’Unesco. Questo è il suo trailer. Non ci sono città, regioni, nomi. Ma paesaggi, uomini e dialetti.
Questo è il segno di un’attenzione che va oltre la semplice e vuota sagra di paese, perchè riconosce un sistema fatto di cultura, economia, tradizione. L’Appenino guarda avanti.