Il giallo del lupo dalla testa mozzata e la sfida dell’abbandono della carcassa
Pergola – Chi lo ha ammazzato? Dove è stato ucciso? Come è morto? Soprattutto perché decapitarlo ed abbandonare la carcassa sull’aiuola dello spartitraffico che collega Pergola a Frontone? Sull’orribile morte del lupo adulto maschio trovato sabato 14 ottobre mattina a pochi metri del centro abitato di Pergola, a Canneto, indagano i carabinieri forestali di Serra Sant’Abbondio. Il crimine è di una violenza, di una ferocia e di una crudeltà tale che è stato definito dai stessi forestali un atto efferato di bracconaggio. <<Sicuramente, è stato ammazzato poche ore prima>> afferma Cristiano Cerretini, il comandante della stazione di Serra Sant’Abbondio intervenuta in sostituzione a quella pergolese, sabato fuori servizio. Sul posto, oltre ai forestali serrani, presenti i veterinari dell’Asur Marche ed il personale del Centro recupero animali selvatici della provincia di Pesaro.
<<La carcassa è sotto accertamenti tecnici dell’Istituto zooprofilattico e dell’Ispra – spiega – proprio perché è fondamentale stabilire se è un ibrido o appartiene alla specie protetta “Canis lupus italicus”. Il lupo – ribadisce – non attacca l’uomo. Anzi ne ha paura e fugge. Pertanto su quel gesto dobbiamo interrogarci.>>
Confessa che il lupo lo ha incontrato pochissime volte e solo sull’Acuto e sul Catria. Stessa cosa per i suoi uomini, il brigadiere Sebastiano Bertinelli, l’appuntato scelto Mirko Secci e l’appuntato Luca Cambarota (l’uomo che lo scorso agosto per cinque giorni ha curato il cavallino azzoppato caduto in un canalone in cima al Nerone prima che l’elisoccorso potesse intervenire – ndr) . <<Il lupo – ribadisce – non attacca l’uomo. Anzi ne ha paura e fugge. Pertanto su quel gesto dobbiamo interrogarci e molto. Perché chi lo ha compiuto ha lanciato una sfida e dobbiamo capire chi lo ha fatto e con quale scopo.>>
Le piste sono molte e varie da indagare. La decapitazione e l’abbandono della carcasse potrebbe essere la sfida lanciata da cacciatori incivili che s’inscrive in un momento molto particolare per il lupo. <<Purtroppo, dopo tanti anni di sforzi per proteggerlo – commenta Jacopo Angelini, il presidente del Wwf Marche – il governo sta valutando di votare una legge per la caccia selettiva e diminuirne il numero. Come se l’abbattimento potesse risolvere le tensioni sociali legati ai danni dei lupi.>>
Come potrebbe essere una sfida lanciata da allevatori per attirare l’attenzione sulle loro attività. Jacopo Angelini non nega i danni che portano i lupi agli allevatori ma ricorda che <<sospendere i contributi economici alle aziende agricole o non dare contributi idonei è una politica che genera tensioni tra il mondo agricolo e la fauna selvatica. >>E ricorda pure quanto sia importante che <<gli allevatori si dotino di strumenti per la prevenzione come recinti elettrificati e cani da guardia.>>.
Un altra ipotesi è che la sfida del lupo dalla testa mozzata sarebbe un avvertimento lanciato a chi sostiene la creazione di un Parco nazionale dalle cime dello Strega di Sassoferrato fino alle Alpe della Luna. Un progetto importante che abbraccia tre province, due regioni ed un infinità di comuni.
<<Il lupo ucciso e decapitato è prima di tutto un gesta gravissimo di violenza e di crudeltà – commenta Andrea Pellegrini dell’associazione ambientalista Lupus in fabula. Gli autori sono gente che vanno trovate, punite e segnalate perché sono persone pericolose per la società non solo per gli animali protetti.>> Sulla convivenza tra uomini e lupi, precisa: <<dobbiamo rimproverare le Istituzioni perché finora non hanno trovato il metodo giusto per la convivenza. Ma i privati devono organizzarsi.>> Sulla questione del Parco, è categorico: <<se pensiamo ad un atto intimidatorio allora siamo alla stregua di un intimidazione mafiosa fatta da organizzazioni che non vogliono il parco allora dobbiamo sperare che le persone di buona volontà – e sono la stragrande maggioranza – possono trovare in quello che è successo una responsabilità e affrontare il tema Parco. Parlare di Parco – prosegue – non è solo una questione di sviluppo turistico ma anche di legalità e fare una seria lotta al bracconaggio che solo un parco nazionale con una vigilanza adeguata può garantire. Quindi non possiamo cedere a queste intimidazioni. Cedere a questi ricatti equivale a cedere all’illegalità ed il parco assume un ruolo ancora più prezioso: quello di essere una battaglia per la legalità.>>
Le indagini sono coordinate dalla Procura della repubblica del tribunale di Pesaro. Che forse, potrebbe, come nel caso dell’aquilotto abbattuto a settembre ad Albacina ed originario del Parco regionale della Gola della Rossa di Frasassi coinvolgere anche i Carabinieri del Ris e dunque portare ad analisi per rintracciare tracce di dna umano e dunque degli uomini che hanno abbattuto e trasportato l’animale.
Véronique Angeletti@civetta.tv