Distrutto il rifugio Corsini nella notte sul Monte Nerone

rifugio 1Piobbico – A fuoco ieri sera lo splendido rifugio Corsini in cima al Monte Nerone a meno di un chilometro dei ripetitori. A dare l’allarme, gente che dal fondo valle, ossia da Cagli, Acqualagna, Apecchio e Piobbico hanno visto le fiamme letteralmente divorarlo.

In mezz’ora l’incendio ha distrutto una baita su cui, per 50 anni, in tanti hanno investito idee e speranze per fare del Nerone il polo attrezzato meta ambita dagli sportivi per tutto l’anno. Un luogo speciale dove lasciarsi inebriare dallo spazio e dal panorama.

Per fortuna la chiamata è arrivata verso le 18.30 nel mentre i due turni dei vigili del fuoco di Cagli si davano il cambio. Ed è proprio merito dell’azione congiunta delle due squadre aiutate da due vigili del fuoco di Urbino e di Pesaro se l’incendio non si è propagato all’impianto di sciovia ma soprattutto non si è esteso con il vento in quota ai prati con il rischio di incendiare tutta la cima del Nerone. Per domare le fiamme hanno lavorato alacramente quasi tutta la notte 14 vigili del fuoco portando in cima 2 autobotti tra cui

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una proveniente da Urbino, un’autopompa, due mezzi per gli incendi boschivi. Hanno anche sfruttato la riserva d’acqua che d’inverno è a servizio dell’impianto di innevamento. Affranti tutti gli appassionati che nel rifugio Corsini vedevano una meta per le passeggiate estive ed un ricovero per gourmet d’inverno. Una baita a cui proprio ieri sera, operai specializzati avevano finito di rivestire di legno i muri in cemento, gli unici rimasti ancora in piedi.

Ha le lacrime agli occhi, Piero Eugenio Burani. È il presidente della società Sciovia Monte Nerone. Una sessantina di soci che da generazioni si trasmettono il titolo di proprietà. Spesso all’avanguardia. Sono stati tra i primi a pensare al binomio Appennino – Sci e tra i primi a giocare la carta del turismo “esperienziale”, come pure quella di mettersi a disposizione della “transumanza”. Quella grande tradizione dell’azienda

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agricola Mocchi che poche settimane fa, come ogni anno, ha portato d’estate le sue mucche Limousin in cima al Nerone. Una giornata speciale organizzata per far vivere la tradizione dell’Alpeggio ai gruppi solidali di acquisto che hanno prenotato la carne ed accompagnato gli animali nella loro lunga passeggiata Piobbico-Nerone.

Ieri, il Corsini è stato divorato dalle fiamme. Ma proprio come la Fenice rinascerà dalle sue ceneri. Perché la politica del turismo ha bisogno di servizi e non di cartoline e senza il suo rifugio, il resort sciistico e il polo estivo sul Monte Nerone sono poco appetibili. Intanto già dall’Unione Montana del Catria Nerone e dall’area interna Appennino Basso Pesarese – Alto Anconetano che unisce i nove comuni da Apecchio ad Arcevia, da Piobbico a Sassoferrato, da Acqualagna a SSAbbondio passando per Cagli, Frontone e Cantiano arriva un segnale forte. Il Presidente Francesco Passetti annuncia che gestori e società non saranno lasciati soli.

Véronique Angeletti@civetta.tv

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