Dal Monastero di Fonte Avellana, una grande lezione di vita per affrontare il terremoto

Monastero di Fonte AvellanaSerra Sant’Abbondio – Il terremoto di domenica mattina non ha risparmiato l’Eremo di Fonte Avellana. La violenta scossa di 6.5 ha lasciato nell’alta volta dell’ingresso del Monastero, una sottile e lunga crepa e danneggiato il primo piano della foresteria.

L’appartamento – spiega il priore Dom Gianni Giacomelli – era riservato ai gruppi e, da tempo, non era più utilizzato ma le lesioni sono tali che sono scattati i divieti di uso e di accesso. Per la volta proprio all’entrata, dobbiamo prendere vari accorgimenti considerando il flusso di visitatori sui quali stanno lavorando ingegneri e tecnici“.

Monastero di Fonte AvellanaCon metodo e tanta positività, i monaci camaldolesi di Fonte Avellana affrontano i problemi creati dalle ultime scosse. “Dopo tutto, i danni provocati dal terremoto del 97 erano molto più seri – specifica il Priore –. Erano lesionati i settori del noviziato che risale al ‘700 e l’antico refettorio. Poi – aggiunge – la storia insegna che il nostro complesso ha affrontato tanti eventi sismici ed ogni volta sono stati l’occasione di prestare alla struttura maggiore attenzione, averne maggior cura e spiega la sua millenaria presenza sulle falde del Catria“.

Sul piazzale, i fedeli escono dalla Messa delle ore 11. A piccoli gruppi, dialogano con i monaci ed ovviamente è il terremoto ad essere il protagonista della maggior parte delle conversazioni.

Dom Gianni Giacomelli con il pittore Ezio Tambini e consorteIn questi giorni – constata il Priore – tanta gente desidera parlare con noi. Molti vengono fisicamente e cercano d’incontrarci mentre altri comunicano per via telematica. Tutti vogliono la stessa cosa. Chiedono la vicinanza e di non essere abbandonati. In questo momento – conclude – ricordiamo che la natura ha le sue leggi. Leggi che l’uomo deve accettare e rispettare. Gli Appennini – incalza – sono una grande fonte di ricchezza economica e culturale e dunque di sviluppo ma hanno una logica di crescita che impone dovuti ed opportuni accorgimenti.

Principi che sono proprio all’origine della Carta di Fonte Avellana che, da 20 anni, mira alla valorizzazione del patrimonio paesaggistico, naturale e culturale della montagna marchigiana e che, da maggio 2016, si propone come un modello di sviluppo sostenibile da estendere a tutti i territori montani dell’Italia centrale.

Véronique Angeletti@civetta.tv

Carta di Fonte Avellana : la montagna è sviluppo. Un modello per la crescita dell’Appennino