Il sindaco di San Giorgio : Prime linee guida per la redazione del nuovo Piano Sanitario Regionale
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Questa è la proposta del Sindaco di San Giorgio alla conferenza dell’area vasta 1 del 17 ottobre 2016
Nella foto, il primo seduto a fianco dell’oratore in piedi
Il PIANO SOCIO-SANITARIO REGIONALE 2012/2014 – SOSTENIBILITA’, APPROPRIATEZZA, INNOVAZIONE E SVILUPPO approvato con D.A.C.R. n. 38 16.12.2013 e i Piani di Area Vasta che ne dovevano assicurare il compimento, sebbene sorretti da un’accurata analisi del fabbisogno e conseguente modulazione dell’offerta di servizi sanitari e socio-sanitari, sono rimasti inapplicati e inattuati in più parti e non hanno conseguito né l’atteso riequilibrio dell’offerta in funzione delle esigenze dei territori e della popolazione, né l’innovazione e lo sviluppo che il legislatore si era prefissato.
Le D.G.R. 735, 920 e 1345 del 2013 e la recente D.G.R. 139/2016 ne hanno invero modificato profondamente i contenuti in termini di programmazione sanitaria regionale, prevedendo la riduzione e la sostanziale rimodulazione dei servizi territoriali, di soccorso, di emergenza e ospedalieri.
Le suddette modifiche sono state apportate con procedimenti e provvedimenti distinti, considerando singolarmente ciascuna area di intervento (soccorso, emergenza, servizi ospedalieri, servizi territoriali). Ciò ha fatto venir meno la visione d’insieme dei servizi sanitari, visione necessaria a rendere detti servizi efficaci ed efficienti su tutto il territorio regionale e a dare concreta attuazione all’Art. 32 della Costituzione.
Si evidenzia infine che i suddetti provvedimenti, modificativi della pianificazione sanitaria, sono stati adottati senza la necessaria partecipazione del territorio e degli Enti locali, ed hanno ovunque incontrato l’opposizione delle Amministrazioni Comunali e della popolazione.
Ciò premesso, si ritiene che la riorganizzazione dei servizi sanitari territoriali, di emergenza e ospedalieri, secondo criteri di equità, uguaglianza, efficienza ed efficacia, debba essere preceduta da un’indispensabile fase di programmazione partecipata con territori ed Enti locali e non affidata ad interventi estemporanei, privi di organicità e consequenzialità.
A tal fine è necessaria l’apertura di un confronto tra Sindaci, Comitati, Associazioni e Comunità locali finalizzato alla redazione del nuovo PIANO SANITARIO REGIONALE. Il nuovo piano dovrà avere una prospettiva temporale adeguata, almeno decennale, e approccio metodologico che inizi da uno studio accurato e ponderato delle patologie dei marchigiani e sulla base delle esigenze attuali e future della popolazione, e tenga in considerazione sia lo stato dei lavori di ristrutturazione e potenziamento previsti e realizzati ad oggi all’interno delle strutture esistenti, che l’eventuale realizzazione di nuove strutture, qualora la fase di pianificazione ne evidenziasse la necessità.
Prime linee di indirizzo e criteri per il nuovo PIANO SANITARIO REGIONALE
La procedura di elaborazione del PIANO SANITARIO REGIONALE dovrà essere partecipata da Sindaci ed Enti locali, Comitati, Associazioni e Comunità locali, attraverso distinti momenti di CONSULTAZIONE e DISCUSSIONE-CONDIVISIONE dei contenuti del piano, nonché di APPROVAZIONE in seno alle Conferenze dei Sindaci di Area Vasta.
Si elencano di seguito le fasi del percorso per lo studio e la redazione del nuovo Piano Sanitario Regionale:
1.RICOGNIZIONE DEI DATI EPIDEMIOLOGICI
Al fine di assicurare una corretta ed efficace progettazione si ritiene indispensabile raccogliere ed elaborare i dati epidemiologici tra la popolazione regionale, che consideri tutte le patologie riscontrate; per le patologie croniche dovrà farsi riferimento anche a quelle note, ma non ancora sfociate in acuzie.
2.DETERMINAZIONE DELLA “DOMANDA DI SALUTE” ATTUALE E A LUNGO TERMINE (20 anni), CON INDIVIDUAZIONE DI AREE OMOGENEE per:
√ Tipologia e incidenza delle patologie
√ Densità della popolazione
√ Età della popolazione
√ Distanze e tempi di percorrenza in funzione dell’orografia e della viabilità del territorio.
3.DETERMINAZIONE DEI SERVIZI SANITARI E SOCIO-SANITARI necessari a rispondere alla “domanda di salute” (così come definita al precedente punto 2).
Nella definizione dei servizi dovrà prevedersi in particolare:
a) L’implementazione di modelli avanzati di gestione delle malattie croniche, cd. CHRONIC CARE MODEL, in esecuzione dell’Accordo Stato Regioni del 23 luglio 2015;
b) L’esigenza di dislocare i servizi ospedalieri di base (Piccola chirurgia, post-acuzie, riabilitazione, dialisi, ecc.) distribuiti in maniera razionale sul territorio, al fine di privilegiare la cura del paziente non lontano dalla sua residenza e dal proprio contesto sociale e familiare;
c) La necessità di disporre di strutture ad alta specializzazione che consentano di conseguire l’obiettivo di tendere a ridurre ed invertire il trend della mobilità passiva extraregionale;
d) La riorganizzazione dei servizi di emergenza in funzione della “domanda di salute” (vedi punto 2), con potenziamento e reintroduzione di strutture di primo intervento H24 e/o pronto soccorso nelle aree interne, o comunque nelle aree di maggiore distanza dalle strutture ospedaliere principali di primo e secondo livello;
e) Nella riorganizzazione dei servizi di emergenza e ospedalieri dovranno essere assicurate alla popolazione idonee condizioni di accesso, anche in termini di equità ed efficacia dei tempi di intervento e pari opportunità su tutto il territorio regionale, nei percorsi di chirurgia d’emergenza, IMA (Infarto acuto del miocardio) e ICTUS;
f) Il servizio di soccorso dovrà essere organizzato in funzione – e ad integrazione – delle strutture di emergenza, nonché in modo da assicurare il servizio con le tempistiche previste a tutta la popolazione;
g) I servizi territoriali dovranno essere potenziati soprattutto con riguardo all’assistenza domiciliare;
h) Sono inderogabili misure di riduzione delle liste d’attesa attraverso una diversa organizzazione che consegua l’obiettivo della maggiore produttività degli investimenti (strutture ed attrezzature);
i) È auspicabile la definizione di nuove relazioni tra ASUR e le realtà presenti nei territori (Volontariato, Amministrazioni, ONLUS, Cooperative sociali, ecc.), per integrare i servizi del sistema sanitario regionale e favorire programmi di prevenzione e cura delle patologie croniche (CCM).
4.LA PREVENZIONE
La prevenzione rappresenta l’unica strategia per rendere sostenibile il Sistema Sanitario Regionale spostando le risorse economiche e umane dalla cura delle malattie alla prevenzione. Questo imporrà di dover “re-ingegnerizzare” l’intero sistema, essendo essenziale formare una nuova classe di professionisti della salute preventiva e trasformare, mettendole in rete, le strutture già esistenti sul territorio (es. strutture sanitarie, scuole alberghiere, scuole primarie e secondarie, palestre pubbliche) per educare attivamente i cittadini alla tutela della propria salute.
Secondo l’Institute for Health Metrics and Evaluation (2013), in Europa le malattie non trasmissibili, quali le patologie cardiovascolari, i tumori, i problemi di salute mentale, il diabete mellito, le malattie respiratorie croniche e le patologie muscolo-scheletriche, sono responsabili della stragrande maggioranza delle morti e della spesa sanitaria. Tra queste, le malattie cardiovascolari costituiscono la principale causa di decessi, e sono responsabili di circa la metà di tutte le morti in Europa. Le malattie del cuore e gli ictus rappresentano, altresì, la principale causa di morte nei 52 stati membri del WHO. Relativamente all’Europa, circa il 60% del peso imposto da queste malattie in termini di DALY (Disability Adjusted Life Years) può essere attribuito a sette principali fattori di rischio: pressione alta (12,8%), fumo (12,3%), alcool (10,1%), livelli alti di colesterolo (8,7%), sovrappeso (7,8%), ridotta assunzione di frutta e verdura (4,4%) e scarsa attività fisica (3,5%). Il nuovo Piano Sanitario Regionale dovrà prendere in considerazione:
a) Prevenzione come promozione della salute, che comprende gli interventi che potenziano i determinanti positivi e controllano quelli negativi;
b) Prevenzione come individuazione del rischio, comprendente sia gli screening di popolazione che la medicina predittiva;
c) Prevenzione come gestione della malattia e delle sue complicanze, mediante l’adozione di protocolli diagnostico-terapeutico-riabilitativi fondati sull’evidenza di efficacia, secondo standard di qualità;
d) Prevenzione come introduzione di sistemi di incentivi (es. annullamento ticket sanitario o una sorta di schema bonus/malus) per i cittadini che mettono in pratica le strategie preventive (riducendo, ad esempio, la circonferenza vita e i fattori di rischi cardiovascolari e tumorali), favorendo in tal modo comportamenti virtuosi.