Aneddoti e curiosità legati al mondo del cavallo
|Cantiano – In attesa di domenica 16 ottobre, ultimo appuntamento con la 40esima mostra mercato del cavallo e 33esima rassegna del cavallo del Catria, meglio conosciuta questa appendice come la Domenica del Cavallo, riservata in gran parte alle famiglie, agli amanti dell’aria aperta, con tante attività alle pendici del Monte Catria, lasciamo spazio ai ricordi con aneddoti e curiosità attorno al mondo del cavallo raccontati nella prima edizione del volume di ARCONTLE A LA VEJA” – “’L Tribolà nnè manco!” di Alvaro Matteacci.
Primo racconto
Questo è il racconto di Neno Lupatelli, al tempo che si trovava in Maremma a tagliare legna nei boschi. Un giorno a cavallo di un asino, Neno si stava recando in paese a fare la scorta di viveri, tabacco e vino per la compagnia. Era partito da poco quando nel bel mezzo della macchia il somarello, senza una spiegazione, prese a trottare all’impazzata e Neno preso alla sprovvista perse il controllo della bestia. “Al primo contatto con i rami, via la pippa. un po’ più avanti, via ‘l capello, quant’ho visto ‘na spiazzola me sò detto: alè Nazzarè ch’è tempo, e via Nazareno a ruzzloni giù ‘l pradello.”
N.B. Neno è quello che ha detto: “ vurria esse ‘nte ‘n mare de vino e n’ sapé notà.”
Secondo racconto
Il padre di Mario Cucca, era andato a caccia nella zona alta di uno dei monti sopra Pianello di Cagli. La giornata era discreta, ma in montagna, a volte le condizioni atmosferiche mutano rapidamente. Quel giorno, all’improvviso calò una fitta nebbia che sorprese il cacciatore, tanto che non riuscì più ad orientarsi per trovare “i viarelli” che scendono a valle. Dopo aver vagato per un bel po’ di tempo, si era lasciato prendere dallo sconforto, quando all’improvviso vide sbucare un asinello. Come si sa, l’animale ha un buon senso dell’orientamento e trova sempre il modo di tornare alla stalla. Lui, avvicinatosi, lo accarezzò e, attaccatosi alla coda, lo seguì lasciandosi guidare fino a casa del proprietario. Una volta giunto in paese, preso da uno slancio di gratitudine verso l’animale, lo prese a baci e tra i tanti spropositi che disse, questo è il più originale: “io se c’avessi la testa tua, saria ‘n signore!”.
Terzo racconto
Beppe del Ciaccio e il padre Ciaccio, tentavano di domare la somara, cioè di renderla idonea all’uso del basto. Beppe la teneva ferma per la “capezza” e il padre con un “tortoro” assestava le “carezze” che avrebbero dovuto rendere docile la bestia. Proprio quando sembrava che stessero per riuscire nel loro intento, il Ciaccio lasciò partire un ultimo “missile”, che non colpì la somara, che nel frattempo si era mossa, ma la spalla del figlio che reagì con un grido, lamentandosi con il padre: “oh, Ba ! avrem’ da lascià’ gi’ sennò c’amazzamo tra de no’!”. Il padre : ”dole, Be’?” Beppe: “dolori, Ba !”
Da “ARCONTLE A LA VEJA” (prima edizione)
“’L Tribolà nnè manco!”
di Alvaro Matteacci