Una doppia targa per non dimenticare Marcinelle e il lavoro degli italiani nelle miniere belghe
|Bellisio Sofare/Cabernardi – Due targhe simili in due luoghi simboli. Una a Bellisio Solfare di Pergola ed un’altra al parco archeominerario dello zolfo di Cabernardi a Sassoferrato. Sabato 1 ottobre, la regione Marche su iniziativa della Federazione regionale dei Maestri del Lavoro ha ricordato la tragedia di Marcinelle dove il 8 agosto 1956, 262 minatori persero la vita. Tra di loro, 136 italiani di cui 13 marchigiani. Una giornata non facile per chi la miniera l’ha vissuta sulla propria pelle. Per Marco Dionigi che perse il padre Edo quel giorno. La cronaca di un uomo come tanti altri che lasciò Colbordolo, oggi Vallefoglia, nel 52 dove provò pure di far ritorno nel 54 ma non avendo trovato lavoro dovette ripartire nel 56 e morì in una galleria a 1035 metri nel ventre di “Bois di Cazier”. Una giornata difficile anche per i Maestri del Lavoro. Oltre due cento venuti da tutte le Marche. Emozionatissimo Iridio Mazzucchelli, il console generale, non tanto come figlio di minatore ma come maestro preoccupato del come educare le giovani generazioni alla cultura della sicurezza sul lavoro. Video dell’intervento del Console Mazzucchelli
“Una giornata – ha commentato il sindaco di Sassoferrato Ugo Pesciarelli -, che, proprio per la presenza degli studenti del liceo scientifico sentinate, dobbiamo vivere prestando attenzione all’attualità e agli insegnamenti della tragedia. Sopratutto qui a Cabernardi che, con la miniera belga, ha una storia comune di migrazioni, di lavoro e di sicurezza che costringe a riflettere sulla dignità del lavoro e su come evitare che altri uomini vivono oggi le stesse condizioni disumane affrontate nel passato dai nostri connazionali.” Video dell’intervento del sindaco Ugo Pesciarelli
“Tragedia che ci guida in temi di scottante attualità – ha aggiunto il sindaco di Pergola Francesco Baldelli -. Le migrazioni, la sicurezza sul lavoro e quello scambio uomo-carbone all’origine della partenza di migliaia di persone. Non a caso tra i 13 morti marchigiani, due avevano lavorato nella miniera di Perticara ed uno a Percozzone. Patrioti, come il MdL Fausto Spegne, moderatore di questa ricorrenza, le ha nominati, perché lavorando hanno creato economia per i paesi del nord e rilanciato lo sviluppo della nostra nazione. Ragione per cui dobbiamo essere grati all’Italia di aver individuato nella tragedia di Marcinelle dell’8 agosto, la giornata nazionale del sacrificio del lavoro italiano nel mondo.” Video dell’intervento del sindaco Francesco Baldelli
Dalla folla presente sia a Bellisio che a Cabernardi, l’evento è stato molto sentito. Nel pubblico, ci sono i sindaci di Fabriano, di Genga, di San Lorenzo in Campo, tutte le autorità civili e militare del pesarese e dell’anconetano, l’onorevole Lodolini ed il consigliere regionale Enzo Giancarli.
Ma è l’intervento del Presidente della regione Marche, Luca Ceriscioli a sintetizzare l’anima della manifestazione. Tocca tutte le tematiche: il lavoro, l’emigrazione, la dignità delle persone, il sacrificio, la morte. “Perpetuare il ricordo di quella tragedia – afferma – e trasmetterlo alle nuove generazioni significa non vanificare il sacrificio di quelle vittime, anzi rendere loro onore affermando i valori della sicurezza e della dignità del lavoro, perché siano monito ma anche responsabilità per tutti a garantire condizioni di sicurezza e a pretenderle. Il ricordo dell’8 agosto 1956 e dell’incendio di Marcinelle è rimasto molto saldo nella memoria collettiva marchigiana, forse molto più di altri eventi tragici. Anche una semplice targa su un muro che serva a muovere la curiosità di un ragazzo a chiedere cosa successe a Marcinelle significa formare le coscienze per costruire una società migliore. Perché Marcinelle è un monito perenne per il rispetto della sicurezza sul lavoro. Una tragedia ‘emblema di italiani che si sono sacrificati ed hanno abbandonato le proprie radici per dare un futuro alle loro famiglie e al loro paese martoriato. Una missione civile e sociale che va al di là della missione personale. Una capacità di essere silenzioso,di tenere il profilo basso, di lavoro e di sacrificio che è nell’identità del marchigiano e sono i valori e caratteri che rendono questa terra indistruttibile.” Video dell’intervento del presidente Luca Ceriscioli
Gente come Maria Dell’Acqua 93 anni di Cantarino che ha lavorato lo zolfo nella miniera di Vallotica e alla raffineria di Bellisio, ed era al momento della tragedia, con suo marito, al cancello in attesa di notizie sulle vittime di Bois di Cazier. O come l’84enne Francesco Angeletti emigrato nel 1951, partito da Radicosa con due valigie di cartone, sedotto dal manifesto rosa appeso in municipio, che lavorò nelle miniere di Waterschei e di Liège. Gente che erano il volto umano dietro a quello scambio firmato nel 1946 da De Gasperi ed il suo omologo belga Achille Van Hacker tra forza lavoro e carbone. Tutti sotto i 35 anni, smistati nella stazione di Milano, indirizzati nelle “barraques” che non erano altro che i campi di prigionia della fine della seconda guerra mondiale, ed una volta varcato i cancelli della miniera diventavano un numero. Quello inciso sulla loro lampada nelle gallerie e sulla medaglia nel libro paga e che, purtroppo, spesso hanno dato benessere a vedove ed orfani.
Véronique Angeletti@civetta.tv
Fotoreporter : Maurizio Rillo della regione Marche
Per Luciano Arcangeli,
“Les souvenirs sont nos forces. Quand la nuit essaie de revenir, il faut allumer les grandes dates, comme on allume des flambeaux.” V. Hugo