L’H sul tetto dell’ospedale di Pergola non si tocca
|Pergola – Pochi giorni fa, il 18 Febbraio, il Circolo del Partito Democratico si è riunito. Tra i presenti il Consigliere Regionale Federico Talé, il Presidente della commissione Sanità Fabrizio Volpini e il Presidente del Consiglio Regionale Renato Claudio Minardi. Sul tavolo: la questione della Sanità ed il fatto che Pergola rimane ospedale per acuti con la “H” sul tetto e dunque non è stata interessata dal provvedimento che ha trasformato le Case della Salute di Cagli, Fossombrone e Sassocorvaro in Ospedali di Comunità.
Tale premessa ha fatto ricordare a tutti la gravità delle iniziative dell’Amministrazione Baldelli che, fratelli in testa più vice sindaco, assessori, consiglieri e supporter vari, ha fatto bella mostra di sé sotto le mura degli Ospedali di Cagli e Fossombrone, manifestando contro la conversione in Ospedali di Comunità di quelle strutture, al solo fine di conseguire una più ampia visibilità politica. Tutto questo ben sapendo che l’Ospedale di Pergola non era interessato a quella conversione.
S’è trattato d’un modo di fare dissennato e vergognoso che, aggiunto all’atteggiamento da sempre ostile e refrattario alla soluzione dei problemi del nosocomio, fa pensare che ai nostri amministratori dell’Ospedale di Pergola non gliene freghi niente.
Il copione appare infatti già scritto da tempo, da quando il nostro Sindaco era opposizione in Comune: “se l’ospedale dovesse chiudere, la colpa sarebbe di quelli che si danno da fare, da trenta anni a questa parte, per salvarlo (nel linguaggio baldelliano sarebbero i locali Galoppini del PD che obbediscono agli ordini del partito regionale); se dovesse rimanere aperto farebbero carte false per prendersene il merito. Dunque, se va male “Avete visto? Cosa vi avevamo detto?”; se va bene “Avete visto? Ce l’abbiamo fatta!”.
Tornando all’ospedale, s’è detto in tutta chiarezza che la Regione intende farlo funzionare al meglio, in un contesto diverso e più ampio rispetto a quello passato. Vuole che funzioni in sinergia con le strutture dell’AV1. Non più un Ospedale “targato Pergola”, ma un Ospedale, ubicato a Pergola, presidio unico insieme a quello di Urbino, integrato nella rete clinica dell’Area Vasta 1, a copertura dell’entroterra provinciale. Questo il progetto al quale lavora la Regione, questo il progetto che dovrà attuare l’ASUR regionale e l’AV1.
Questo approccio appare congruo con quelle che sono le esigenze e i numeri della provincia di Pesaro – Urbino. Il presidio unico dell’entroterra di Urbino – Pergola e il polo d’eccellenza dell’Azienda Marche Nord (intorno alla cui ubicazione e costruzione stanno, purtroppo, ancora discutendo i sindaci di Pesaro e Fano), possono coprire adeguatamente la domanda di sanità dell’intero territorio provinciale sia in termini di numero di prestazioni erogate che di tipologia.
Se è questa la linea da seguire, è evidente che l’assenza di figure di rilievo, come quella del Dott. Piazzai (ha chiesto d’essere trasferito all’AV2) ed altri medici della chirurgia, rappresenta un serio impedimento a che l’ospedale funzioni a pieno regime nel contesto definito sopra.
Il Dott. Piazzai ha speso decenni della propria vita lavorativa assolvendo doverosamente e con bravura ai compiti che gli sono stati assegnati all’interno dell’Ospedale di Pergola. Il suo lavoro, unito a quello di altri operatori, è servito a qualificare l’operato del nostro ospedale e a tenerne alto il nome. Anche quando lo sport preferito di alcuni (superfluo ormai farne i nomi) era parlarne male, prevedendone, un giorno sì e l’altro pure la chiusura prossima. In merito a tale situazione la Regione dovrà cercare in ogni modo, sempre ovviamente rispettandone la volontà, di trattenere Piazzai cercando di coinvolgerlo di nuovo nel progetto che persegue.
Il passaggio non è facile ma è stato ribadito che da questa situazione si vuole uscire alla svelta anche promuovendo l’assunzione di nuovi chirurghi e cercando di chiarire definitivamente la situazione di stallo che si è venuta a creare dopo il ricorso al TAR presentato dal vincitore del concorso a primario di chirurgia che è andato troppo per le lunghe.
In compenso le altre due unità di Medicina e Riabilitazione, con i primari Lucarelli e Maurizi, si stanno già attrezzando per sostenere il compito che è stato dato loro dalla Regione: far funzionare a pieno regime le due divisioni, in tandem con Urbino consolidando il bacino d’utenza dell’ospedale di Pergola.
A fine riunione la sensazione che s’è venuta a creare nel gran numero di presenti è quella d’un clima nuovo e d’una voglia di rilancio della sanità che identifica sul presidio sanitario unico Urbino – Pergola una delle due strutture portanti (l’altra è l’ospedale unico Pesaro – Fano) del servizio sanitario nella nostra provincia.
In tutto questo discorso, spiace ripeterlo ma è doveroso farlo, l’Amministrazione Baldelli continua a stare alla finestra, a mostrarsi ostile e distante, nient’affatto collaborativa con la regione. Continua a restare in attesa, come si diceva sopra, di prendersi i meriti se l’Ospedale resta aperto, di scaricare i demeriti sul PD se l’ospedale chiude.
Ad ogni modo, nonostante questa presenza ostile e disfattista da parte di chi ci governa, non mancherà l’impegno degli esponenti del locale circolo PD a vigilare affinché gli impegni presi non restino lettera morta. È stato così per trent’anni, continuerà ad essere così per tutto il tempo che serve affinché questo nostro territorio abbia le stesse opportunità di crescita che hanno gli altri, abbia la stessa dignità.
Comunicato Stampa del
Circolo pergolese del Partito Democratico