Lupi: Il branco deve essere da 60 e gli abbattimenti smorzano le tensioni sociali
Lupi – È ancora una bozza ma già se ne parla. E se ne deve parlare perché a breve questa proposta di Piano Nazionale sulla gestione e la conservazione del lupo in Italia firmata dal Ministero dell’Ambiente sarà sottoposto all’attenzione del Comitato paritetico per la biodiversità e successivamente della Conferenza Stato-Regioni.
È un piano importante dunque che è stato redatto “a partire dalle più aggiornate informazioni scientifiche raccolte dai massimi esperti italiani, in un processo pubblico e aperto di consultazione con tutte le associazioni e i soggetti interessati” afferma il ministero in una nota specifica il 12 febbraio scorso “proprio per garantire il rigore scientifico e l’impegno nella conservazione del lupo“.
Nota che rassicura ed afferma che “non è prevista alcuna quota di abbattimenti autorizzati a priori” ma “è fissata piuttosto con criteri scientifici una precisa autolimitazione al prelievo, un confine massimo invalicabile di 60 lupi calcolato dagli esperti per garantire una soglia di assoluta sicurezza rispetto all’impatto sulla popolazione“. E ribadisce che “in nessun punto nel Piano d’azione si fa riferimento all’abbattimento di cani-lupo e cani randagi, né all’interno delle aree protette né al di fuori“.
Anche se “È previsto dal testo che, nel quadro di un insieme di misure volte a migliorare lo stato di conservazione del lupo, il Ministero potrà autorizzare deroghe al divieto di prelievo, secondo quanto già previsto dalla Direttiva ‘Habitat’ e dal decreto 357 del 1997 che recepisce l’atto europeo, ponendo però allo stesso tempo una serie di prescrizioni ancor più stringenti rispetto alla normativa vigente”.
Pertanto “le eventuali deroghe, da valutare e autorizzare caso per caso sulla base di analisi e dati oggettivi, hanno l’obiettivo di mitigare il conflitto sociale, connesso alla coesistenza uomo-lupo: conflitto che in questi anni si è manifestato in molteplici ambiti geografici e che ha concorso all’aumento di episodi di bracconaggio, pur in presenza di un consistente e costante impegno di Amministrazioni pubbliche, associazioni ambientaliste e progetti finanziati dalla Comunità europea per promuovere la conservazione“.
Posizione sulla quale ovviamente in diversi hanno già preso posizione.
“Proposta choc” su “cani e lupi. È illegale e inaccettabile. Siamo pronti alla mobilitazione di massa“. Così l’Enpa, l’Ente nazionale protezione animali, alla vigilia dell’incontro tra il ministero dell’Ambiente e le Regioni per discutere “il progetto, arbitrario, illegale ed eticamente inaccettabile, di autorizzare vere proprie campagne di sterminio contro i cani vaganti, gli ibridi cani–lupo e i lupi“. (Leggere qui il comunicato e link alla petizione)
Per la senatrice marchigiana del Pd Silvana Amati, non c’è nessuna motivazione scientifica, né tanto meno di natura conservazionistica, alla base della scelta di fucilazione dei lupi. Infatti la finalità sarebbe quella di un’azione calmieratrice della “tensione sociale” di alcuni allevatori, che vorrebbero perpetuare la pratica dell’allevamento libero senza ricorrere a nessuna cautela, come la presenza dei cani da pastore o il ricovero notturno degli animali. La strategia per la biodiversità – aggiunge Amati – deve saper seguire la strada della convivenza con le altre specie e dell’applicazione di misure intelligenti e incruente, in primis quella della legge 281/91 di prevenzione del randagismo, spesso ignorati. Non a caso i danni – da verificare – apportati agli animali da allevamento sono spesso causati da gruppi di randagi disperati e vengono attribuiti al lupo, vero capro espiatorio“. (Il comunicato della senatrice)
Mentre per il WWF Italia “Le Regioni hanno le responsabilità istituzionali per svolgere un ruolo attivo e da protagoniste per costruire in Italia la coesistenza tra grandi predatori e attività umane e, per questo, abbiamo chiesto loro di lavorare insieme affinché siano messe in atto tutte le misure, molte previste nei nuovi Piani di sviluppo rurale 2014-2020, e le sinergie con le altre istituzioni, in primis le aree protette, perché ciò si realizzi”. È l’appello rivolto dal Wwf alle Regioni nella lettera inviata dalla presidente, Donatella Bianchi. “Con questo Piano – sottolinea il Wwf – il ministero propone alle Regioni una pericolosa `scorciatoia´, per risolvere i conflitti con le attività zootecniche, tramite la possibilità di applicare le deroghe al divieto di uccisione di lupi con l’autorizzazione all’abbattimento legale di circa 60 lupi ogni anno”.
Il WWF però cita le Marche ad esempio. “Il lavoro svolto dal 2012 a oggi dalla Regione Marche dimostra che la convivenza con il Lupo non è solo possibile ma realistica e necessaria. Ed apprezza le parole dell’Assessore regionale all’Ambiente, Angelo Sciapichetti, (Articolo completo sulle recenti iniziative della regione Marche) che ha voluto ricordare la necessità di una corretta informazione e maggiore conoscenza della specie, ritenendo prematuro parlare in questo momento di abbattimenti legali del lupo. Non solo, aggiunge il WWF Italia, nel nuovo PSR 2014-2020 esiste una misura specifica (la misura 4.4) per garantire contributi economici adeguati alle aziende agricole che intendono dotarsi di strumenti idonei alla prevenzione dei danni, come recinti elettrificati e cani da guardiania. Per il WWF Italia la Regione Marche ha così intrapreso la strada giusta, ed auspica che altre Regioni possano seguire l’esempio ricercando una convivenza possibile tra zootecnia e lupo e lo dimostra consegnando al Corpo Forestale dello Stato 10 fototrappole, per la realizzazione di attività di monitoraggio del lupo, controllo e repressione del bracconaggio. (Il comunicato del wwf)
Per i Verdi, il piano proposto dal ministero ha dell’assurdo. Per il responsabile dei diritti per gli animali dei Verdi Rinaldo Sidoli “Sono state spese decine di milioni per reintrodurre una specie che nel 1971 era quasi estinta, adesso la Conferenza Stato-Regioni vuole autorizzare l’abbattimento dei lupi e cani vaganti non solo nelle aree protette, ma anche in quelle rurali. Come Verdi ci uniamo all’appello degli animalisti perché non vengano concesse le deroghe al divieto di rimozione di lupi dall’ambiente naturale prevista nel «Piano di conservazione e gestione del lupo in Italia». Ricordiamo – conclude – che il lupo è una specie protetta e la proposta di un abbattimento legale del 5% della popolazione del lupo porterebbe all’uccisione di 60 lupi ogni anno”.
Infine per la Lega Antivivisezione (Lav) , il piano equivale ad un consenso agli “abbattimenti di lupi e ibridi e renderà addirittura possibile dare la caccia ed uccidere i cani vaganti, contro il divieto fissato per legge nel 1991!“ Insomma sconfina nella gestione del randagismo, con la previsione di “soluzioni finali” anche per i cani, cosa assolutamente vietata nel nostro ordinamento. Secondo la Lega, proprio le esperienze di altri Paesi europei dimostrano che gli abbattimenti non fanno diminuire le predazioni e l’apertura della caccia non arresta il bracconaggio, che potrebbe invece beneficiare di maggiore tolleranza sociale, all’interno di un sistema che avalla l’uccisione del lupo. A ciò si aggiunga che, mentre nella bozza inizialmente diffusa dal Ministero l’abbattimento di cani vaganti era limitato alle sole “aree protette”, in una successiva versione non inviata ufficialmente alle associazioni, questa possibilità viene estesa anche alle “aree rurali”, attraverso un’esplicita richiesta di revisione urgente della legge 281/91 (Legge quadro in materia di animali di affezione e prevenzione del randagismo). Una modifica che permetterebbe di intervenire con piani di abbattimento sui cani vaganti delle aree rurali e sugli ibridi cane-lupo, secondo quanto previsto dall’articolo 19 della legge 157/92, che già oggi consente lo sterminio delle nutrie. “A fronte di modifiche così invasive e drastiche, il coinvolgimento delle associazioni portatrici di interessi è stato del tutto bypassato: un vulnus considerevole e un’occasione mancata” – commenta LAV, che ha fatto predisporre da esperti internazionali e sottoposto al Ministero, un dossier tecnico-scientifico che illustra tutte le ragioni per cui l’abbattimento dei lupi è inutile e non deve essere consentito: perché non esistono dati precisi e attendibili sulla popolazione di lupi in Italia; perché lo stato di conservazione del lupo potrebbe essere pericolosamente compromesso; perché non sono possibili abbattimenti realmente selettivi e gli effetti sono sempre imprevedibili; perché non diminuirebbero i comportamenti predatori ma potrebbero aggravarsi, come accaduto in altri Paesi; perché non si avrebbero effetti positivi sulle tensioni sociali e, anzi, si potrebbe arrivare ad una maggiore tolleranza verso atti di bracconaggio e di “giustizia” privata”.
Articolo sulla posizione dettagliata della Lav
Véronique Angeletti@riproduzione riservata
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