La Festa delle Streghe di Villa Col de’ Canali di Costacciaro
|Costacciaro – Come racconta il Professor Ezio Morelli, straordinario conoscitore delle tradizioni popolari locali, fino, almeno, agli anni Cinquanta dello scorso secolo, i ragazzi di Villa Col de’ Canali, per solennizzare, a loro modo, la fine dell’annata agricola, usavano impiegare alcune delle più grandi (fino a 30 kg di peso!) e spettacolari zucche dei loro campi, cresciute all’ombra tutelare dello svettante granoturco. Il rito aveva generalmente inizio durante la seconda quindicina di ottobre (più spesso, proprio negli ultimissimi giorni del mese), cioè a conclusione della vendemmia, della raccolta del granoturco e delle zucche. Queste ultime, una volta “sbuzzate”, cioè svuotate del proprio contenuto di polpa, venivano incise in maniera tale che apparissero come fornite di occhi, naso, bocca ed orecchie, nonché illuminate, internamente, da una candela.
Si faceva a gara per realizzare la più bella o quella più impressionante!… Finito il lavoro di modellatura ed antropomorfizzazione, tali zucche erano sistemate, per lo spazio di tre o quattro giorni, lungo la cosiddetta “Strada della Tréggia”, in località “La Moraia”, proprio sopra le case dei signori Righi del “Ponte del Fosso”. Concluso il posizionamento in altura delle cucurbite ardenti, cioè ravvivate dalla luce interna di una candela che ardeva, in media, durante il tempo di tre o quattro ore, per poi essere sostituita da una seconda, o terza, “vinceva” chi era riuscito ad eseguire il lavoro più rifinito, completo, convincente ed impressionante e ad esibirlo, nel modo migliore e più efficace, dall’alto dell’antichissima strada del monte, per la meraviglia e l’allegria di grandi e piccini, raccoltisi, in basso, per ammirarle e giudicarle.
Di giorno, le candele erano normalmente spente, poiché, con la luce del sole, anche se debole, quella, fioca ed artificiale, delle candele non si sarebbe assolutamente vista. Tali fiaccole venivano, pertanto, accese all’imbrunire, o dopo il calar del sole e, normalmente, restavano a bruciare, finché la candela non si consumava del tutto. “Più che di Festa delle Zucche – secondo il citato Professor Morelli – sarebbe, però, meglio parlare di Festa delle Streghe, perché quel rito, probabilmente portato dagli antichi Celti o Germani, doveva servire per tenere lontane sia le streghe e sia gli spiriti maligni. La singolare, teatrale e spettrale luminaria terminava alla vigilia d’Ognissanti, perché il giorno dei Santi era solenne festa religiosa cristiana e le pagane zucche, in giro, non dovevano più assolutamente esserci. In genere, i giovani non se le riportavano mai a casa, ma le fracassavano sul posto, prendendole a calci o a bastonate. Quelle, poi, che restavano abbandonate dai loro proprietari, venivano, quindi, frantumate dagli altri ragazzi… Sebbene ci fosse molto antagonismo tra i giovani, non v’era, però, alcun premio in palio e neanche una giuria che potesse assegnarlo. Alla luce di quanto ho appena detto, io sarei più propenso a sostenere una perfetta continuità tra la vecchia tradizione della festa delle Streghe (che ancor oggi è molto ben radicata fra le popolazioni rurali germaniche) e quella di Villa Col de’ Canali, che, poi, è venuta esaurendosi per il venir meno, da noi, della civiltà dei campi… salvo, poi, essere reintrodotta, con violenza, dai mass media e dall’imperante consumismo di massa, con tutto l’enorme business che ne è conseguito”.
Euro Puletti@riproduzione riservata