Cabernardi: storia di una miniera #5
|Alla vigilia dello scoppio della Grande Guerra la miniera di Cabernardi lavorava a pieno regime; il 1914 è infatti l’anno in cui la Trezza Albani Romagna produce la maggior quantità di zolfo, 14.680 tonnellate, e annovera il maggior numero di operai, circa 359.
Nonostante sia in atto una guerra mondiale la situazione economica non sembra preoccupante: la produzione dello zolfo cala nei primi due anni di guerra, ma mai sotto le 11.000 tonnellate, come pure il numero degli operai, dati che si giustificano con l’entrata in guerra dell’Italia e con il fatto che la Trezza Albani Romagna nel giugno del 1917 chiede nuovi permessi di ricerca nelle aree limitrofe a Cabernardi. Tuttavia, in maniera piuttosto incomprensibile, il 22 novembre del 1917 la Trezza Albani Romagna cede l’attività mineraria, svendendola, alla Montecatini Società Generale per l’Industria Mineraria con sede a Milano, all’epoca diretta dall’ingegner Guido Donegani.
Le grandi capacità organizzative di Donegani sono documentate dai dati dei primi due anni di produzione dell’azienda milanese, che nel 1918 produce 11.548 tonnellate di zolfo e impiega circa 410 operai (avendo impiegato anche donne e prigionieri di guerra), mentre nel 1919 circa 680 lavoratori producono 13.455 tonnellate di materiale.
Oltre a provvedere al potenziamento dell’attività estrattiva la Montecatini si preoccupa anche di migliorare le tecnologie utilizzate nella miniera, nell’ottica di intensificare sempre di più la produzione; viene installato un argano elettrico a bobine in uno dei due pozzi principali, nell’altro viene inserita una macchina a vapore che aveva il compito di entrare in funzione quando veniva a mancare la corrente, vengono costruiti anche nuovi forni Gill e si arriva a poter estrarre 600 tonnellate di materiale ogni otto ore.
Nel 1919 la Società si incarica anche di iniziare la costruzione di un villaggio operaio nei pressi della vicina frazione di Cantarino, per rispondere alle esigenze dell’accresciuto numero di operai: una volta occupati quasi tutti i residenti di Cabernardi, Percozzone e delle frazioni vicine, infatti, si iniziano a reclutare operai provenienti da fuori. In un documento[1] conservato nell’archivio storico del Comune di Sassoferrato, inviato dal direttore della miniera al sindaco per chiedere se ci fossero nel comune disoccupati da poter impiegare, si legge: “….La nostra Società concederà, gratuitamente, agli operai che vengano da lontano, l’alloggio, in case di muratura, con branda, mettendo a disposizione una donna per la cucina.”
La ricerca di nuovi operai è in parte necessaria perché la Montecatini mette in atto un’operazione di “pulizia” tra i lavoratori che tra il 1920 e il 1922 tornano a far sentire la propria voce portando avanti le loro rivendicazioni e dando vita a scioperi che nel 1922, anno della Marcia su Roma, portano al licenziamento di tutti i dipendenti per un mese e alla successiva ripresa del lavoro con lo stipendio diminuito del 20%: un inequivocabile segno dei tempi che si stavano preparando.
[1] Carteggio amministrativo categoria XI agricoltura, industria, commercio, classe 2, anno 1923.
Pamela Damiani