Santa Barbara, la festa del minatore
|Negli anni passati sembrava una routine. Una data da ricordare per abitudine e far contento chi, la festa, l’aveva vissuta da minatore. Quando lo zolfo era oro, i fumi dei calcheroni bruciavano aria e piante e la paga si conquistava con piccone e coraggio. Però da tre decenni la Santa Barbara ha smesso di essere un’usanza ma è ridiventata – come non avrebbe mai dovuto smettere di esserlo – tradizione. A Cabernardi il merito è tutto del parroco Don Dario Marcucci e di Giuseppe Paroli. “Con la chiusura della miniera e la dislocazione della manovalanza in tutta Italia, – raccontano – la festa purtroppo si era persa e nel 1983 – precisa Giuseppe Paroli – abbiamo deciso di ripristinarla in pompa magna. Con una processione, un bel fuoco d’artificio e una cena. Lo spirito però – precisa – non ha niente a che vedere con quello di una volta. Ai tempi della miniera, chi lavorava per la Montecatini quel giorno riceveva dalla direzione un chilo di carne ed un fiasco da due litri di vino”.
Oggi la Santa è la Patrona dei artificieri, dei vigili del fuoco, degli artiglieri, ma rimane per tutti la patrona dei minatori. A Cabernardi, una sua statua, piccolissima, era collocata a protezione dell’intera miniera al XIII esimo livello. E quando ci fu lo smantellamento, prima di allagare le sue gallerie, fu il direttore Zumkeller a toglierla del ventre della terra e a prenderla in custodia nella sua casa di Pergola. Una custodia che durò quasi quarant’anni. Fu in occasione dell’inaugurazione della chiesetta del minatore, il 19 agosto 1998, a Cantarino che la statuina ritornò a proteggere le terre dello zolfo. Per chi gli fa visita e vuole un suo ricordo c’è a disposizione un piccolo segna libro con la sua effigie ed una preghiera. E’ quella dedicata al minatore che la gente di Cantarino ritrovò per caso dietro ad un quadro della vecchia chiesa al momento del restauro della mobilia.
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“A Rotondo”, ricorda Angelo Angeletti, “scegliamo i festaroli il giorno della festa per l’anno dopo. Il loro compito è di organizzare la processione, la merenda, la cena e i fuochi. Poi, se ci sono ricavi vanno nel libretto della Parrocchia”.
Sul perché la Santa protegga i vigili del fuoco, gli artiglieri, i minatori, gli architetti ed gli ombrellai la storia racconta che il giorno del suo martirio, il 4 dicembre, il suo boia, che non era altro che suo padre, morì fulminato. Ragione per cui Santa Barbara la si invoca contro i fulmini e le morti improvvise e violente soprattutto per fuoco e per esplosivi. E’ rappresentata con una torre perché una torre fu costruita per segregarla per far sì che non entrasse in contatto con i suoi pretendenti. Barbara ordinò agli architetti di aprire una terza finestra. Per lei un simbolo della Santa Trinità, per il padre la prova che era diventata cristiana e la denunciò. Spesso è rappresentata con una piuma di pavone perché quando il padre la frustò le verghe si trasformarono in piume.
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