Fede, chiesa e sanità pubblica, il loro ruolo nella pandemia all’incontro Acli di Fossato
Fossato di Vico – Chiesa , fede, sanità e pandemia, sono state queste le parole d’ordine dell’incontro organizzato dal circolo Acli Ora et Labora di Fossato di Vico sabato 30 ottobre presso i locali del circolo Acli di Osteria del Gatto. Ad aprire gli interventi il presidente prof. Sante Pirrami che ha voluto sottolineare quanto stia a cuore al circolo che presiede, vigilare, come una sentinella del territorio, sulla situazione della sanità umbra, con un occhio di riguardo sull’ospedale comprensoriale di Branca. Arrivano al circolo, ha ricordato Pirrami, numerose segnalazioni di cittadini che si lamentano per le liste d’attesa interminabili, per prestazioni che vengono offerte in nosocomi lontani e difficilmente raggiungibili dalla popolazione più fragile ed anziana. Questi disservizi non fanno altro che generare esasperazione proprio in un momento in cui, con la pandemia ancora in corso, servirebbe un’attenzione maggiore verso quella fetta di cittadini maggiormente in difficoltà. La sanità territoriale, il primo presidio sul territorio, ha fatto il possibile per fronteggiare uno tsunami chiamato covid ed altrettanto hanno fatto medici, infermieri e personale sanitario, presenti negli ospedali, a loro va il nostro grazie. La speranza è che questa esperienza drammatica, ancora non terminata, possa servire per ricostruire una medicina del territorio efficace e veramente di prossimità e che il ruolo della sanità pubblica, mai come in questa circostanza, essenziale per garantire a tutti cure e vaccinazioni, venga rafforzata anche attraverso i fondi del Pnrr. Purtroppo i numerosi disservizi che vengono segnalati al nostro circolo ed il crescente ricorso alla sanità privata per poter accelerare l’accesso ad alcune prestazioni essenziali, non fanno dormire sonni tranquilli. Come fatto in passato con la raccolta di firme, coinvolgeremo i cittadini se necessario e se si verificassero dei depotenziamenti per l’ospedale di Branca saremo pronti a lottare. Alle parole del presidente fossatano sono seguite quelle del sindaco di Gualdo Tadino Massimiliano Presciutti. I convegni organizzati dal circolo Ora et Labora, ha ricordato il primo cittadino, offrono sempre spunti importanti e suggerimenti per gli amministratori. E’ innegabile che il momento per la sanità umbra sia complicato ed è quindi necessario che attraverso la conferenza dei sindaci, il luogo deputato per permettere l’incontro fra il territorio ed i vertici regionali, si rimettano in moto dei dialoghi e dei confronti quanto mai impellenti. Tanti professionisti sanitari nell’ultimo periodo hanno abbandonato la nostra regione preferendo altri luoghi, molti concorsi, anche per figure importanti, vanno deserti, sembra che la nostra regione sia diventata poco appetibile. Nonostante questo bisogna elogiare lo straordinario lavoro svolto in questo periodo drammatico da tutti gli attori che gravitano nell’orbita della sanità pubblica, uno sforzo immane che ha portato, in primis il nostro distretto, a raggiungere performance eccellenti anche sotto il profilo dei numeri delle vaccinazioni somministrate. Per continuare a mantenere questi standard, raggiunti soprattutto per merito di professionisti che hanno davvero gettato il cuore oltre l’ostacolo, servono maggiori risorse. Se prendiamo in esame il nostro ospedale comprensoriale ci sono delle criticità evidenti. La diagnostica per immagini (Tac, radiografie) non può funzionare h24 per carenza di personale, mancano alcuni primari come ad esempio quello di ostetricia e ginecologia. Proprio questo reparto ha raggiunto nel 2020 dati straordinari. In un panorama nazionale in cui calano le nascite, a Branca è stata superata la soglia fatidica delle 500, dato mai raggiunto. Un risultato arrivato grazie alla posizione baricentrica del nosocomio che è facilmente raggiungibile anche dalle vicine Marche.
Nelle prossime settimane la giunta regionale definirà il piano sanitario e la sua riorganizzazione. Il mio parere è che i servizi di base debbano rimanere nel territorio e per ogni ospedale di 1° livello ci debbano essere delle eccellenza che lo specializzino senza che si creino dei doppioni inutili. Inoltre attraverso i fondi del Pnrr andrebbe potenziata e riorganizzata la medicina del territorio. Un esempio di questo tipo potrebbe essere il vecchio Calai che potrebbe divenire un luogo importante per la sanità territoriale in cui i cittadini possono trovare tutti quei servizi essenziali e quelle risposte di prossimità davvero necessarie nel quotidiano. Presciutti ha chiuso il suo intervento trattando del tema di stringente attualità della possibile apertura del Rems a Gualdo Tadino. A breve verranno fatti degli incontri per informare la cittadinanza su questo tema utili a far capire di cosa veramente si sta parlando. L’Umbria ad oggi non ha nel proprio territorio strutture di questo tipo ed è costretta a far ospitare i suoi malati psichici in altre regioni con un costo elevato che ricade su tutti i cittadini. Il consiglio regionale ha votato all’unanimità per l’istituzione di una struttura Rems in Umbria. Sono stato interpellato dalla regione, ha spiegato Presciutti, poiché a Gualdo Tadino c’è un ex carcere, che oggi ospita i ragazzi del Germoglio. La struttura è stata per ora solo visionata, ma se la regione la ritenesse idonea io sarei disponibile a concederla. I ragazzi del Germoglio verranno spostati, aldilà di come andrà a finire la questione Rems, nei locali dell’Opera salesiana che ha grandi spazi, molti dei quali inutilizzati. Una struttura nuova, ristrutturata, che ospita tra l’altro associazioni ed attività che possono anche collaborare proficuamente con il Germoglio.
L’incontro si è concluso con la brillante relazione del professore universitario Paolo Montesperelli. La pandemia, ha evidenziato il sociologo, ci ha messo nel mezzo, come in una zona di passaggio fra 1° modernità e 2° modernità. La prima è stata caratterizzata da una crescita continua, da un materialismo crescente, da uno sviluppo quantitativo della società. L’uomo ha pensato di riuscire a dominare la natura e di non aver più bisogno della religione, la secolarizzazione della società è cresciuta quindi in modo costante. Con la seconda modernità ha inizio una fase nuova ed incerta. La fede religiosa non è più in contrapposizione alla ragione e la pandemia ha portato ad una maggiore vitalità della chiesa, dell’associazionismo ed anche dei singoli. C’è una maggiore percezione del senso dei limiti ad ogni livello ed una ricerca di ciò che è realmente necessario. Fra scienza e fede sembra esserci un maggior dialogo in una sorta di collaborazione reciproca. La pandemia non ha cause divine ma umane che necessitano di una spiegazione scientifica e non teologica. Dio non ha voluto il covid per punirci, non è un giudice severo quindi. L’emergenza ha generato anche nuovi bisogni di spiritualità ed ha fatto ritornare al primo posto la carità, prioritaria rispetto ad altre regole. Il concetto di lettura spirituale della storia, mai attuale come in questa fase storica, ha messo in evidenza inoltre quanto sia possibile leggere la parola di Dio attraverso ciò che accade nel mondo e nella quotidianità. Come non ricordare un’immagine che più di ogni altra simbolicamente ha colpito milioni di telespettatori quella sera del 26 marzo 2020 quando, in una Piazza San Pietro deserta, Papa Francesco da solo ha pregato per tutta l’umanità contro la drammatica situazione epidemica. Un’immagine forte, di solitudine. Un popolo in fuga spaventato come in una sorta di Apocalisse che più che una fine del mondo deve essere interpretata invece come la rivelazione di un senso nuovo. Dio desidera il bene dell’uomo, non lo punisce, non lo domina, ma l’accompagna e soffre con lui. E’ il contrario di quello che vuole il diavolo che non rinuncia al potere, che divide, e crea disparità. Il covid possiamo considerarlo veramente qualcosa di diabolico proprio se lo guardiamo sotto il profilo delle tante divisioni e disuguaglianze che ha generato nella nostra società. Basti pensare soltanto al dato italiano dove le persone in povertà assoluta sono passate da 4,6 milioni del 2019 a 5,6 milioni del 2020. La speranza comunque, nonostante questo momento drammatico, non deve mai venire meno. Come ci ricorda il premio Nobel per la letteratura Olga Tokarczuc: “Non siamo condannati a vivere nello sconforto e nell’impotenza. Il cambiamento è sempre possibile”. Il lockdown ci ha permesso, nonostante le difficoltà evidenti, di rivalutare il ruolo determinante della sanità pubblica, di far emergere una solidarietà diffusa a tratti inaspettata e questo non può che alimentare la nostra fiducia nel futuro. Hanno partecipato all’incontro, contribuendo ad alimentare il dibattito, la dirigente scolastica dell’IIS R. Casimiri di Gualdo Tadino Sabrina Antonelli e la vicepresidente provinciale delle Acli di Perugia Marta Ginettelli. Non è potuta essere presente all’iniziativa per improvvisi problemi familiari la dott.sa Paola Tomassoli.
William Stacchiotti