“I Sepolti vivi” il reportage di Gianni Rodari illustrato da Silvia Rocchi (Einaudi Ragazzi Editore)
|Tra le tante opere che hanno celebrato, l’anno scorso, il centenario della nascita di Giovanni Francesco Rodari, spicca la graphic novel “I Sepolti vivi”, il reportage scritto nel 1952 per il settimanale “Vie Nuove” da un Gianni Rodari, giovane giornalista militante.
Lo ripropone Einaudi Ragazzi con la complicità della pluripremiata fumettista Silvia Rocchi. È la cronaca dimenticata di una lotta sindacale nell’anconetato, a Cabernardi di Sassoferrato, che divenne un simbolo in tutt’Italia. Uno dei luoghi dove la Cgil, nel 2007, scelse di festeggiare il suo centenario. Quella di 300 minatori che, per respingere il licenziamento collettivo di 860 lavoratori, si chiusero, per 40 giorni, cinquecento metri sotto terra nelle viscere della miniera di zolfo più grande d’Europa. Rodari le chiamò “I sepolti vivi” e racconta l’umana e politica vicenda attraverso la storia di Ernesto e Maria. Lui che scala la roccia e sale e scende per ore i tredici livelli e lei, che cammina per chilometri solo per poter un attimo vedersi.
«È stato Ciro Saltarelli – spiega la disegnatrice – un collega nella scuola professionale dove insegno, a suggerirmi di raccontare attraverso il fumetto l’articolo di Rodari». Ne era venuto a conoscenza, nel 2019, frequentando “Clio 92”, la scuola nazionale di formazione estiva di Arcevia riservata agli insegnanti di storia e d’italiano. Visitò anche i luoghi, il Parco Archeominerario, un polo museale e turistico. Silvia sente la forza dell’evento nelle righe del testo, legge la divisione tra la vita sopra e quella sotto della comunità e percepisce lo scisma che scuote la società. Si fa allora portatrice del contesto storico e propone l’idea a Einaudi.
Per concretizzarla, audace, Silvia sceglie di diventare, come direbbe Umberto Eco, il narratore verbo-visivo del reportage. Non intende illustrarlo come tanti ma vuole farsi carico della dimensione emotiva del testo. E ci riesce sfruttando la sua peculiare cifra stilistica. Con la freschezza “cartoon” dei suoi disegni riesce a rievocare lo sguardo trasparente del cronista Rodari; con un dialogo spontaneo, scritto volutamente a matita, a ricordare al lettore che le sue strisce sono lo specchio di un racconto vero; e poi, perfeziona la simbiosi con il Rodari, questa volta quello visionario, attraverso il graphic journalism. Un genere di fumetti in cui quello che si narra non è fittizio ma è la cronaca della realtà. Uno stile non nuovo che continua a sorprendere il lettore italiano. «Il che fa che con questo adattamento, Silvia – spiega Ciro Saltarelli – si pone in ideale continuità e trova al contempo perfetta sintonia con gli originali intenti di Rodari. Un pedagogo – ricorda – osteggiato dalle correnti del proprio partito (il Pc ndr), che considerava la forma narrativa del fumetto come un mezzo per divulgare concetti sociali e politici complessi».
Un pensiero condiviso da Silvia Rocchi. «La pittura – confessa – è la disciplina che amo di più ma fortemente legata al circuito in cui opera. Rimane poco pop-popolare e va al di là delle logiche semplici e immediate. Mentre il fumetto è il mezzo che prediligo perché mi piace l’idea del suo scopo finale, diventa qualcosa facile da tenere tra le mani, è un libro con cui si può interagire e quindi diventa di facile diffusione». Sul suo pensiero creativo svela: «il mio primo spunto è legato a sentimenti che valgono la pena di essere raccontati, portati fuori. Poi, i personaggi vengono di conseguenza e anche i loro caratteri». Il ciuffo alto di Ernesto e la crocchia bassa sulla nuca di Maria.
Con un pensiero di Gad Lerner nell’introduzione, “I sepolti vivi” di Gianni Rodari, illustrazioni di Silvia Rocchi, Einaudi Ragazzi, 14 euro.
Véronique Angeletti@civetta.tv