Textus Invisibilis Pars Prima: storie di pagine manoscritte nascoste nei dorsi e nelle copertine dei libri
Negli antichi registri amministrativi si nascondono pagine preziose ed invisibili. Frammenti di pergamene manoscritte medievali, umanistiche, giudicate inutili poiché già copiate in un libro stampato, e dunque ridotte in pezzi e a strisce, smembrate e reimpiegate per rinforzare copertine e legature di registri più importanti o buste in cui racchiudere farsi di documenti.
La pratica risale al Cinquecento e divenne una consuetudine nell’età moderna. Un’arte di riciclare che incollava, sovrapponeva pagine scritte a mano ma, con l’aiuto delle nuove tecniche digitali, possono di nuovo ritornare ad essere visibili. Ragione per cui il professore Alessandra Molinari dell’Università di Urbino, filologa e paleografa, ha chiamato “Textus invisibilis” un progetto su cui lavora dal 2010 e che, oggi, si pone come una fondamentale opera di recupero e di analisi degli archivi e delle antiche biblioteche marchigiane e non solo.
Un primo step del progetto, finanziato dal Mibact, si è appena concluso, concentrato sul patrimonio librario antico dell’Unione Montana del Catria e Nerone, ente capofila e in partnership con l’Università, in particolare sulle Cinquecentine delle biblioteche del Monastero di Fonte Avellana e la Biblioteca Ludovisiana di Cantiano e, più marginalmente, sul patrimonio archivistico dell’Archivio di Stato di Pesaro, Sezione di Urbino.
Un lavoro certosino che ha riguardato 173 frammenti, di cui 150 della biblioteca dei camaldolesi, 20 di quella di Cantiano, e 3 di Urbino e permesso di fare una ricognizione dei fondi antichi della Sezione urbinate dell’Archivio di Stato. Sul lavoro è stato realizzato un documentario, visibile su YouTube, dal titolo “Textus Invisibilis, pars prima”. Documentario completo
Oltre alle procedure altamente tecnologiche di recupero, l’innovazione della visione del professore urbinate sta nella scheda ideata a supporto del progetto. Un unicum a livello europeo nella catalografia dei frammenti che interessa anche La Sorbonne di Paris: facilita lo studioso nel ricostruire il legame storico tra il frammento pergamenaceo e il volume nel momento in cui quest’ultimo fu rilegato e dà informazioni sulla storia del fondo. «Ma anche informazioni sul come il fondo venne a costituirsi – conclude Alessandra Molinari -. Aiuta ad intercettare altri frammenti poiché i fogli sono stati sfruttati nella confezione delle rilegature di volumi posseduti o acquistati dalla stessa persona.
Véronique Angeletti@Civetta.tv