Inclusione/esclusione, come costruire una società possibile, il 10 dicembre incontro Acli a Fonte Avellana

Fonte Avellana ritiro Acli dicembreFossato di Vico – Domenica 10 dicembre, il circolo Acli Ora et Labora di Fossato di Vico, organizzerà una giornata di ritiro spirituale in occasione del periodo di Avvento, presso l’Eremo di Fonte Avellana. L’appuntamento aclista è ormai una tappa fissa nel vasto panorama delle iniziativa socio-culturali messe in campo dall’attivissimo circolo fossatano. Un modo per avvicinarsi al Natale con un animo davvero pieno di gioia e di spiritualità recandosi in un luogo che riesce a donare una straordinaria pace interiore ed una piacevole sensazione di avvicinamento a quello spirito di riconciliazione che dovrebbe animare ogni buon credente in questo periodo tanto significativo per la cristianità. Alle ore 11 verrà celebrata la Santa Messa con la comunità monastica a cui farà seguito il pranzo presso il refettorio. Prima della visita all’eremo, come sempre suggestiva, ed alla famosa farmacia interna, i partecipanti potranno ascoltare le parole del Priore Don Gianni Giacomelli che terrà un incontro sul tema “Inclusione/esclusione, ovvero come costruire una società possibile”.

fonte-avellanaDon Giacomelli con il consueto eloquio e con la tradizionale profondità di contenuti, proverà a mettere in luce le tante storture della società attuale che tende sempre di più ad emarginare, ad allontanare, ad escludere in diversi settori. Pensare ad una società che riesca a tenere in considerazione gli ultimi, i meno abbienti, le persone sole, gli indigenti, gli oppressi, è forse un’utopia soprattutto in considerazione dei dati sempre più allarmanti sul disagio sociale che sembra allargarsi in gran parte dei paesi occidentali. Sentirsi accolti in una società, esserne a pieno titolo inseriti, avere la sensazione di far parte di qualcosa o qualcuno, sembrano frasi scontate ma la realtà è poi drammaticamente diversa. L’escluso può esserlo per motivi diversi ma ognuno di essi provoca privazioni materiali o sociali che non gli consentono di essere accettato a pieno nella società in cui vive. Pensiamo ai motivi politici quando ad un individuo viene impedito di essere adeguatamente rappresentato a livello istituzionale, al tema largo dei diritti quando spesso anche i più semplici e basilari sono disconosciuti, al lavoro quando si è disoccupati, altamente precarizzati o sottopagati e purtroppo nemmeno in grado di provvedere al sostentamento della propria famiglia. Un’inclusione sociale piena dovrebbe quindi eliminare ogni forma discriminatoria rispettando le diversità. Se si analizzano i dati economici la situazione di esclusione emerge in modo sempre più netto. Secondo i dati della Banca mondiale nell’opulenta, o presunta tale Europa, il 24% della popolazione è a rischio povertà o di esclusione sociale. I più colpiti sono i bambini, gli over 65 e perfino il 9% delle persone che hanno un lavoro. In Italia i figli stanno mediamente peggio dei loro padri dal punto di vista occupazionale e dei salari e le prospettive non sono rosee seppur una timida ripresa sembra essere in atto. Nei Paesi del sud del mondo, la situazione è ancora più grave. In molti paesi africani le donne non hanno diritto a niente. Sono estromesse dai luoghi dove si prendono le decisioni. Non possono lavorare né possedere la terra. Spesso subiscono violenza psicologica o fisica e la loro realtà quotidiana è intrisa di discriminazione. Combattere la fame e la povertà, soprattutto in queste aree povere del mondo, sarebbe già una conquista perché gli squilibri economici così marcati inevitabilmente portano a migrazioni di massa, alla spinta verso l’eldorado europeo, verso quel sogno che purtroppo spesso si rivela un incubo. La massa di poveri che cerca fortuna dalle nostre parti, oltre ad affrontare diffidenze e discriminazioni, ha purtroppo davvero poche speranze di costruirsi un futuro che possa essere decoroso e di pieno inserimento nella nuova società.

ritiro Acli Fonte AvellanaIl mondo del lavoro non riesce più ad essere inclusivo, in qualche caso nemmeno per chi lavora. Un esercito di sottopagati, di precari, di individui disposti a tutto pur di lavorare, sta affrontando la sfida del lavoro in solitaria, sottovoce. Esiste un mondo quasi sommerso di lavoratori senza tutele che vivono questa situazione in modo disincantato, senza quella forza di reagire che hanno avuto i propri padri o i propri nonni. Senza parlare della miriade di disoccupati peraltro in larga parte giovani. Dare risposte a questo mondo in difficoltà è doveroso e chiudere gli occhi o far finta di nulla è moralmente inaccettabile e potenzialmente pericoloso per la tenuta del tessuto sociale. Gli interventi legislativi atti a dare qualche forma di aiuto, come il reddito di inclusione, o le proposte su forme di sostegno che provengono da più parti, sono sinonimo di un’attenzione che si è alzata verso il vasto mondo della povertà. L’indigenza sta divenendo un fenomeno sempre più trasversale rispetto alle aree geografiche, alle generazioni, alle tipologie familiari, alle nazionalità e tocca purtroppo in modo pesante anche chi un lavoro ce l’ha. Occorre ridare dignità alle persone, stimolarle, motivarle. Trovare la forza di rialzarsi insieme lottando per obiettivi comuni credendo nel futuro, nelle prospettive di miglioramento individuali e collettive. E’ necessario ripensare ad una società che trovi la forza di fare squadra che pensi seriamente a chi è nel bisogno non lasciando indietro nessuno. Quale miglior periodo se non l’Avvento per parlare di speranza, di rinascita, di solidarietà. L’auspicio è che almeno in questa parte dell’anno un pensiero vada a chi è in difficoltà, a chi è nella povertà materiale e spirituale e le parole di Don Gianni Giacomelli, sempre pungenti ed in grado di toccare le coscienze, aiuteranno ad aprire il cuore e a prepararsi al meglio al Santo Natale.

William Stacchiotti