Gli anni ’40/’60 a Pieve di Compresseto nel libro di Marini
|Gualdo Tadino – Le origini non si dimenticano mai e metterle nero su bianco, realizzando un libro che le racconti, è la sfida intrapresa dal gualdese Ugo Marini (con l’aiuto di Maria Marini). Con questo presupposto Marini, nato a Gualdo Tadino nel 1946, ma che per motivi lavorativi si è trasferito prima in Toscana e poi ad Ospedalicchio (Pg) dove tuttora risiede, ha voluto ricordare gli aneddoti della civiltà contadina degli anni 40’/60’ di un piccolo paese, la frazione gualdese di Pieve di Compresseto, raccogliendoli nel libro la “Porta sulla collina”. Una biografia raccontata dal di dentro, da chi quelle vicende le ha vissute direttamente, ne è stato testimone oculare oppure le ha ascoltate da testimoni diretti. Vicissitudini permeate di sofferenza, rassegnazione, rinunce, umiliazioni ma anche di momenti gioiosi regalati dai piccoli gesti quotidiani, amori, passioni, speranze e fiducia in un futuro che si immaginava migliore. Un insieme di racconti che si riferiscono si a Gualdo Tadino, all’Umbria, all’Italia degli anni 50’ ma anche e soprattutto alla storia di un Paese che ha cambiato il suo volto in poco più di un ventennio.
“L’idea di scrivere un libro – sottolinea Ugo Marini – la coltivavo fin da quando ero piccolo ma l’ho potuta realizzare solo una volta raggiunta la pensione. Tramite la mia storia, che ha radici umili che partono dalla terra, ho cercato di raccontare gli usi e costumi della vita di Pieve di Compresseto degli anni 40’/ 60’, il paese dove vivevo e che può ben rappresentare la società italiana rurale del tempo. Lo scopo di questa pubblicazione è quello di far riassaporare lo splendore di quegli anni, dove non c’erano molti svaghi ma le persone erano sicuramente molto più unite e felici che al giorno d’oggi. Un volume indirizzato ai miei amici e concittadini gualdesi, terra alla quale sono molto legato, per la quale ho impiegato circa 6 anni della mia vita e che spero possa essere apprezzato sia da chi a quel tempo c’era, sia da chi invece non c’era ma ha voglia di conoscere storie vere dell’Italia del secondo dopoguerra”.
Luca Comodi